Piero e la sua vita da “pensionato sprint” a Minorca
Di Chiara Guzzonato
Quello che vedete in foto è Piero, 67 anni ad aprile, nato in provincia di Vicenza e vissuto in diverse città d’Italia: Bergamo, Firenze, Perugia, fino a stabilirsi con la sua famiglia a Padova.
Da qualche anno (da quando sua figlia si è sposata con un minorchino) Minorca è diventata la sua seconda casa, e insieme alla moglie vive a Cala Morell, sulla costa nord dell’isola, da maggio a ottobre.
Gli abbiamo fatto qualche domanda per scoprire com’è la vita di un pensionato a Minorca: ecco cosa ci ha risposto.
Come hai conosciuto Minorca e perché hai deciso di passarci metà anno?
Era il 1990 quando, consigliati da un’amica di un’agenzia viaggi, abbiamo scelto Minorca per una vacanza di un paio di settimane. Volevamo un posto tranquillo, non affollato e con un bel mare: direi che la scelta è stata azzeccata, da quel momento abbiamo passato le vacanze estive sempre a Minorca (tranne nel 1991, quando è nata nostra figlia).
Perché d’estate e non d’inverno?
L’isola è piuttosto ventosa, non ha catene montuose che la riparino (come Maiorca), e quindi d’inverno il clima spesso non è dei migliori. Secondo me dà il meglio di sé in primavera e in autunno inoltrato: ottobre è il mio mese preferito, non c’è gente, la temperatura è ideale e si può ancora fare il bagno.
Cosa ti piace di Minorca?
Sicuramente la natura e il clima. Ci sono tantissime escursioni da fare a piedi o in bici, come dei tratti del cami de cavalls, un percorso che costeggia tutta l’isola per 185 km. Inoltre qui tutto procede più lentamente, a un ritmo che ben si sposa con la vita di un pensionato, senza stress e senza fretta di alcun tipo. Ed è bandita l’etichetta: vestiti di marca, macchine di lusso… qui non interessa nulla a nessuno.
E i minorchini, che tipi sono? Sei riuscito a farti qualche amico, o ti trovi più con i connazionali?
Devo dire che dopo trent’anni mi sono fatto degli amici con la A maiuscola: primo tra tutti il mio consuocero, attraverso il quale ho poi conosciuto il suo gruppo di amici de toda la vida con i quali ci troviamo ogni mercoledì per il desayuno.
Ovvero?
La chiamano colazione, ma in realtà è più un brunch (o una colazione –molto- rinforzata): ogni mercoledì mattina alle 8.15, da maggio a ottobre, inforchiamo le nostre moto custom (o la macchina, in caso di maltempo) e ci dirigiamo verso la casa de campo di uno, o l’huerto di un altro. Ognuno contribuisce con qualcosa (lo chiamano todos ponen, “tutti apportano”): c’è chi porta le verdure del suo orto, chi un pezzo di formaggio, chi il vino… e una volta lì uno degli amici, il più bravo in cucina, prepara qualche piatto tipico: il suo forte è l’oliaigua, non ne ho mai mangiato uno così buono!
Una bella combriccola insomma…e le mogli?
Le mogli, bandite! Sono giornate da uomini: le donne si trovano tra loro, normalmente il sabato mattina, e fanno qualche escursione, rigorosamente senza mariti.
Un’abitudine più atletica della vostra insomma. E voi il sabato, che fate invece?
Io e il mio consuocero non ci perdiamo di certo d’animo: prendiamo le nostre moto, e andiamo al mercato di Ciutadella dove il sabato arrivano tutti. Qui guardiamo il passaggio, salutiamo i conoscenti, ci mangiamo un panino col cuixot… e poi se c’è ancora tempo rimontiamo in sella e andiamo a fare un giretto sulla costa: ci piace molto il chiringuito di Binigaus, dove generalmente facciamo una sosta per berci un aperitivo prima di tornare a casa per pranzo.
E con il dialetto minorchino come te la cavi?
Mah, inizialmente a gesti. Sapevo qualche parola di castigliano, che intercalavo con il dialetto veneto… mi facevo capire insomma. Ma anno dopo anno va sempre meglio, e anche se qualche parola di italiano ci scappa sempre, in generale gli amici mi capiscono (o forse fingono di capirmi).
Quindi non è vera questa credenza che i minorchini siano degli isolani un po’ “chiusi”.
Ma no, almeno io non ho mai incontrato minorchini così. Ovvio che all’inizio sta a te essere simpatico, farti ben volere, e soprattutto adattarti ai loro usi: tengono molto alla loro cultura, alle loro tradizioni. Ma sia da turista che ora da “semi-residente” mi sono sempre sentito ben accolto.
Due vantaggi e due svantaggi del vivere a Minorca, in particolare per un pensionato?
Be’, uno dei vantaggi è senza dubbio l’aria pulita: l’isola è spesso battuta dal vento, e questo fa sì che l’inquinamento sia praticamente inesistente. Una bella differenza rispetto all’aria della mia pianura padana, che recentemente è stata inserita ai primi posti per inquinamento in Europa.
Un altro vantaggio è il fatto che la pensione sia tassata un po’ meno: non so essere preciso sui numeri, perché io risiedo ancora in Italia, ma so che quando mi ero informato mi era stato detto che viene trattenuta una percentuale un po’ più bassa rispetto all’Italia.
Per quanto riguarda gli svantaggi, direi che i servizi di trasporto pubblico non sono dei migliori: non esistono abbonamenti ai bus, e le varie zone dell’isola non sono ben collegate, sono spesso necessari diversi cambi.
A Cala Morell dove vivo io, ad esempio, solo in estate fanno un paio di corse al giorno. Insomma, avere un veicolo proprio è fondamentale. Un altro svantaggio è dato dalla natura stessa di Minorca: è un’isola, quindi spostarsi, specialmente in inverno, può risultare complicato. I collegamenti aerei diretti con l’Italia sono attivi solo dalla primavera all’autunno, in inverno bisogna sempre fare scalo.
Chiudiamo con una domanda scomoda. Sono più simpatici gli italiani o i minorchini?
Me la caverò con una risposta diplomatica (vorrei conservare le amicizie in Italia e a Minorca): gli italiani sono sicuramente simpaticissimi, ma anche i minorchini se la cavano bene.
Qui sono forse più “puri”: la gente è poco inquinata mentalmente, e quindi ride e scherza senza malizia. In Italia è sempre meglio sapere con chi scherziamo, prima di fare battute a doppio senso.