Santuari: il santuario del Monte Toro
Il santuario “Virge del Toro” è un eremo, che si trova sulla sommità del Monte Toro (che con i suoi 358 metri slm è il monte più alto dell’isola), ed è un santuario consacrato alla Patrona di Minorca : “Nostra Signora del Monte Toro”.
Sui resti di quella che era un’antica chiesa gotica, venne costruito (nel 1670) l’attuale santuario, in cui è custodita l’immagine della “Virge del Toro” incisa su legno. Al lato della chiesa si trova una parte di un’antica torretta difensiva, databile al 1558, che oggi forma parte del patio interno del santuario.
Al centro del patio trovano posto un pozzo ed un monumento, entrambi dedicati ai minorchini emigrati in Florida nel XVIII° secolo al seguito di Padre Camps Gener, nativo di Es Mercadal. Attualmente il santuario ospita una comunità di suore francescane della Misericordia, e serve come luogo di meditazione e preghiera per diversi gruppi religiosi dell’isola.
Anche questo santuario, come molti monumenti è accompagnato da una leggenda, e la leggenda racconta di come l’immagine della Vergine venne ritrovata durante il secolo XIII° da un sacerdote dell’ordine di “Santa Maria della Misericordia” – ordine fondato da San Pedro Nolasco nel 1218 a Barcellona. L’ordine era rivolto specificatamente alla redenzione dei prigionieri musulmani, e questo stesso ordine fu al fianco di Alfonso III “Il liberale” quando nel 1287 conquistò Minorca. Come ringraziamento ai servizi resi alla Corte, Alfonso III regalò ai monaci due possedimenti sull’isola: uno nei pressi di Ciutadella ed uno vicino a Es Mercadal (oggi Llinaritx), dove i monaci costruirono i loro conventi.
Si narra poi di come, una notte, un anziano monaco avesse visto alzarsi dal Monte Toro verso il cielo una colonna di luce splendente, un fenomeno che si ripetè nelle notti successive. Credendo che si trattasse di qualcosa di soprannaturale decise di raccontare ciò che aveva visto al Priore del convento. La notte successiva tutti i monaci della comunità salirono al Monte, in una specie di processione: il cammino era difficoltoso, in salita, al buio, e per di più nessuno dei monaci era mai salito prima, quindi non conoscevano bene la strada da seguire. All’improvviso un toro infuriato uscì dalla boscaglia, fermando il cammino dei monaci, i quali si ritrassero per lo spavento.
Il toro, però vedendo la “Croce Guida” della processione e i crocefissi che i monaci indossavano, si ammansì di colpo, si pose alla testa della processione e guidò i sacerdoti fino alla sommità del Monte, attraverso la fitta boscaglia. Quando il cammino si fece impossibile, perchè il sentiero era ostruito da enormi macigni, il toro venne di nuovo in aiuto ai monaci, liberando il passo con la sua forza poderosa (e da allora la via che porta al Monte si chiama “passo del toro”).
Arrivati alla cima il toro si distese davanti all’entrata di una caverna, da cui saliva la luce vista dai sacerdoti: all’interno della caverna i monaci trovarono l’immagine della Vergine, che teneva in braccio Gesù bambino. I monaci, felici per la scoperta miracolosa, portarono l’immagine al convento. Il giorno successivo l’immagine era sparita, e di nuovo i monaci la trovarono nella caverna sul Monte. I monaci allora compresero che il volere della Vergine era quello di abitare in quel luogo, e per questo vi costruirono il santuario, trasferendovi l’ordine della “Merced”.
A partire da quel momento il Monte Toro è diventato il centro spirituale dell’isola, meta di pellegrinaggio per tutti i minorchini, che vi si recano in processione ogni anno l’otto di Maggio. Durante questa festività la Diocesi di Minorca celebra la “benedizione dei venti”, che si dice abbia origine nel Medio Evo. In quel tempo la Chiesa Cattolica delle Baleari introdusse l’uso di benedire i venti e, di conseguenza la terra sulla quale soffiavano. Allo stesso tempo venivano quindi benedetti i frutti che quella stessa terra regalava alla popolazione.
Questa festività veniva fatta coincidere con la festa della “Veracruz” – che ricordava come nel IV° secolo Sant’Elena avesse ritrovato in Palestina la Vera Croce su cui Cristo era morto. La festività venne poi spostata alla giornata di commemorazione delle Vergine Patrona, in cui tutte le parrocchie dell’isola si incontravano ai piedi del Monte e salivano in processione, ognuna portando come vessillo una croce adorna di fiori, e lo stemma del loro paese.
La salita al Monte era accompagnata da preghiere e litanie, e una volta raggiunta la cima il Vescovo celebrava la Messa, terminando con la “benedizione dei venti” e la lettura di un passo preso da ognuno dei quattro Vangeli.