Riccardo Benzi: un architetto (di successo) a Minorca
di Gloria Vanni
Nome: Riccardo
Cognome: Benzi
Nato a: Bologna
Professione a Minorca: architetto
Arriva a Minorca il 2 novembre 1999, ha 9 anni, è il primogenito di quattro fratelli. Mamma Chiara e Gianni, il suo secondo marito, sono innamorati dell’isola. Comprano casa, decidono di lasciare Bologna e trasferire la famiglia che continuerà a crescere. Infatti, altri tre figli nascono a Minorca.
Riccardo, cosa ricordi di quei primi momenti a Minorca?
«Ricordo soprattutto la differenza di libertà e di sicurezza: potevo andare in bicicletta da solo! Poi, per me è iniziata l’avventura di primogenito in una famiglia con sette figli. È stato molto divertente, c’è sempre qualcuno che ha voglia di fare qualcosa, qualcuno con qualche idea stravagante da realizzare».
Come sei entrato nella scuola e nella vita di Minorca?
«Un bimbo si adatta. Dopo un mese ci facevamo capire, anche senza parlare, giocando a calcio, per esempio. Abbiamo iniziato la scuola il 5 novembre e a giugno ce la cavavamo discretamente bene con il castigliano e il minorchino».
Questi sono i primi pensieri di Riccardo Benzi che si considera fortunato per avere una mamma e due papà. Un ragazzino che ha sempre amato architettura, tanto che diceva alla mamma: «Ti disegnerò la tua casa!». E non ha mai pensato di fare altro. Al momento di scegliere dove andare a studiare, opta per Girona anziché Barcellona. Qui, infatti, ha sede la scuola aperta da Josep Fuses, architetto catalano e titolare dello studio Fuses i Viader. Riccardo spiega:
«È una scuola con classi di solo 20 studenti. Gli insegnanti sono architetti come Fabrizio Barozzi e Bet Capdeferro, professionisti importanti e riconosciuti nel mondo. Sono stati cinque anni più uno di tesi durissimi. Non si dormiva per presentare i progetti, i ritmi erano estenuanti ma la passione era il nostro motore. Abbiamo fatto una tesi in coppia perché due punti di vista sono arricchenti. Il tutto accadeva nel 2007-’08, anni di crisi, gli studi chiudevano, tanti cantieri restavano incompiuti e noi abbiamo cercato di analizzare cosa era successo. A due mesi e mezzo dalla tesi, ci contattano dal Brasile e ci chiedono se vogliamo contribuire alla presentazione di un progetto urbanizzazione a Porto Seguro, Stato di Bahia, per un fondo di investimento. Una volta completata la nostra parte del progetto in Brasile rimanevano solo tre settimane per consegnare la tesi… Ed eravamo ancora in alto mare!! Abbiamo fatto un planning serratissimo, lavoravamo senza soste dalle 8 alle 23. Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo presentato la tesi e abbiamo ottenuto il primo 10 e lode nella storia Università di Architettura di Girona».
Dopo sei anni di corse e ritmi serratissimi, Riccardo prende tempo dalla futura professione di architetto e si iscrive a un Master in Business Administration (MBA) del governo spagnolo. Solo 200 le persone ammesse e il secondo anno lo trascorri facendo pratica in una ambasciata nel mondo. È il 2016 e Riccardo va in Cile, come racconta:
«È un paese bellissimo, c’è una bella comunità di spagnoli e di italiani. Hai un buono stipendio e puoi viaggiare quasi tutti i fine settimana. Il terzo anno del MBA prevede il lavoro in azienda. Mi contatta il gruppo BTD, impegnato nella realizzazione di opere pubbliche in Paesi in via di sviluppo. Lavoro a Madrid e trascorro tante ore su proposte e offerte, back office e computer, progetti con tanti soldi dietro. Intanto ho conosciuto Cristina, nasce l’amore e nel 2017 siamo entrambi a Madrid dove lei fa lo stesso MBA che ho fatto io. Mi chiama lo studio ARU Arquitectura di Mahon per offrirmi un lavoro. Mi sarebbe piaciuto fare l’architetto ma non ero sicuro di volere tornare a Minorca. Perciò, lavoro con loro da agosto 2017 a gennaio 2018, poi lavoro a distanza da Ciudad de Mexico per stare con Cristina».
Come adattarsi ai cambiamenti della vita senza abbandonare sogni e aspirazioni. Riccardo sceglie la libertà del freelance. Segue progetti suoi e dello studio ARU Arquitectura. Nel giro di un anno, i suoi clienti sono in continuo aumento e giunge il momento di pensare a un proprio progetto che prende il nome di BellArquitectura. Per la legge spagnola, l’architetto deve essere supportato da un architetto tecnico che in genere appare a fine lavori. Invece, dice, è importante che ci sia fin dall’inizio e da qui la scelta di creare a Mahon lo studio Benzi Llopis Arquitectura con Borja Llopis.
«Abbiamo iniziato a lavorare talmente tanto che nel 2021 non riusciamo più a gestire il lavoro per Aru. Decidiamo di metterci in proprio. Facevamo ville da centinaia di migliaia di euro e non avevamo ancora un nostro studio. Poi, il padre di un amico che aveva una impresa di consulenza per imprese edili andò in pensione e ci regalò l’attività senza chiederci il trasferimento della licenza. Abbiamo aggiunto l’attività di consulenza per le imprese e ci siamo trasferiti in quello che era il suo locale di fronte al Mercato del Pesce».
Lo studio Benzi Llopis Arquitectura offre un servizio completo, dalla progettazione alla realizzazione e decorazione d’interni. Percorrendo la strada da Biniancolla a Binibequer, noto diversi progetti in corso d’opera contraddistinti dal marchio blu.
Riccardo, si continua a costruire a Minorca?
«Si costruisce con oculatezza e si ristruttura. Noi abbiamo clienti francesi, italiani, inglesi, spagnoli, minorchini. Siamo partiti in tre e ora in studio siamo in otto tra architetti, tecnici e ingeneri. Siamo molto contenti. Abbiamo uno stile leggero, mediterraneo. Puntiamo sull’architettura passiva per incrementare il comfort interno senza ricorrere alle macchine. Ci piacciono i patii e i percorsi interni per le ville nuove. Per le case tradizionali, invece, cerchiamo di recuperare i sistemi costruttivi di una volta come le finestre piccole a nord per sfruttare il vento di Tramontana, utilizziamo il legno e il marés, la pietra di Minorca».
Due parole sullo stile architettonico di Minorca che Riccardo Benzi definisce eterogeneo più che eclettico. Infatti, in città notiamo le case nobili e in campagna le cosiddette “case di campo“. Poi, dagli anni Sessanta del secolo scorso c’è stato un po’ di tutto e tante ville sono fatte con lo stampino per accogliere gli inglesi che non rinunciano alla camera da letto al primo piano. Personalmente trovo che la scala interna sia una perdita di spazio e il mio ginocchio ammette ormai solo case a un piano.
Cosa ti piace di Minorca, Riccardo?
«La natura e il mare che mi rilassa. Apprezzo molto quanto i minorchini hanno fatto e continuano a fare per preservare la loro isola. Poi, lo stile di vita che ti consente l’isola per cui in inverno viaggiamo, in primavera facciamo trekking, in estate paddle surf, barca… È una vita fatta di piccole cose, semplici e genuine».
Cosa consigli a chi sogna di vivere a Minorca?
«Io sono cresciuto qui e sicuramente è fondamentale fare amicizia, meglio con spagnoli e minorchini così si imparano bene le due lingue. Non è l’isola dove venire con l’idea di aprire il classico chiringuito. Infatti, le leggi sono restrittive per cui sempre più li chiudono. Ma con il turismo sono diverse le opportunità di lavoro, perlopiù stagionale. Occorre comunque capacità di adattamento».
Mi affaccio alla finestra dello studio e ho una magnifica immagine su plaza de España e del Mercat des Peix. Il tempo di questa intervista è volato chiacchierando con un ragazzo che potrebbe essere mio figlio – è nato nel 1990 come Sara, mia figlia – di cui ho apprezzato educazione, garbo, professionalità. Qualità preziose perché tangibili e rare in questo mondo che spesso predilige le apparenze. Non so se ha disegnato la casa alla sua mamma, io me ne vado con il pensiero che mi piacerebbe farmi progettare da lui l’ultima casa della mia vita ma… è solo un sogno!
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