¿Que Hora Es? Gastrobar di tapas nel cuore di Mahon

di Gloria Vanni

Nome: Elena e Lola

Cognome: Boldrini e Suñé Carrano

Luogo di nascita: Varese e Barcellona

Professione prima di venire a Minorca: cameriera in hotel e ristoranti; graphic design

Professione a Minorca: proprietarie del ristorante ¿Que Hora Es? a Mahon

La notizia che Lola e Elena avrebbero aperto un nuovo locale a Mahon è rimbalzata nella comunità italiana di Minorca a novembre 2020 e ho pensato: che meraviglia questo esempio femminile di coraggio e intraprendenza!

Perciò, ho atteso paziente l’apertura di ¿Que Hora Es? – questo il nome del locale al numero 14 di Plaça Bastió -, e ho tenuto a freno la mia curiosità fino a quando ho assaporato l’atmosfera informale di una cucina genuina che in poco tempo ha conquistato tutti: minorchini, italiani, spagnoli, inglesi, francesi.

Lola e Elena que hora es mahon

Ho raccolto in questo articolo le voci e le parole di Lola e Rodrigo, suo marito, dal 2016 allevatori di lumache a scopo alimentare (elicicoltura) a Minorca. Era marzo 2018 e la prima domanda è dunque per Lola:

Perché questa nuova avventura e come la concili con il tuo impegno delle lumache?

«Sono giovane e mi sono detta: posso fare qualcosa di più! Mi piace molto la ristorazione, amo mangiare e ricevere gente e mi sono buttata. Continuo a seguire le lumache nel lavoro di ufficio mentre Rodrigo è in campo. A gennaio 2021 abbiamo festeggiato il nostro quinto compleanno, siamo soddisfatti e andiamo avanti».

Come nasce l’idea del “Gastrobar de Tapas”?

«La nostra proposta è un mix di quello che ci piace e abbiamo trovato ispirazione nella cucina italiana, minorchina, asiatica. È una selezione di “tapas viaggiatrici“, come si chiamano oggi, che stanno piacendo e siamo contente di essere apprezzate da una clientela mista. Infatti, da noi viene un pubblico eterogeneo, di tutte le età, famiglie con bambini e giovani che hanno voglia di un buon bicchiere di vino da gustare con due tapas».

Un menu di tapas che inizia con un ottimo “pan con tomate” (pane e pomodoro), selezione di formaggi e insaccati dell’isola tra gli antipasti. La cui offerta per il “tapear” – andar per tapas, stuzzicare il palato: non c’è una traduzione -, prosegue con olive alla ¿Que Hora Es? (versione delle olive ascolane), crocchette con la sobrasada (salume tipico di Minorca), cozze al sidro di mele, lumache in salsa, tomino con speck alla griglia, tartare di salmone, gyoza (ravioli orientali) di verdura e di pollo, cannelloni di bresaola e stracchino… Tre i dolci: torta di formaggio con marmellata di stagione, torta di cioccolato, torta di limone.

¿Que Hora Es? è aperto da martedì a venerdì, dalle 12.30 alle 15,30 e dalle 17 a chiusura, sabato da mezzogiorno a mezzanotte, domenica solo a pranzo, è chiuso domenica sera e lunedì. E, a seconda della scelta dei vini, si spendono 20/25 euro a persona.

Fino al 2020, il locale si chiamava Santa Rita, era aperto solo in estate e Elena Boldrini lavorava in sala. Poi, Laura e Alejo Fernandez, i proprietari, decidono di dedicarsi ad altri progetti e propongono a Elena di rilevarlo. Lei, a onor del vero, è appassionata di padel e sogna di aprire un negozio dedicato a questo sport ma Lola la convince a cambiare sogno, come racconta:

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«Forse da sola non avrei compiuto questo passo però l’idea di un locale era un progetto su cui stavamo riflettendo e, poiché Lola mi chiede sempre che ora è, così è nato il nome. È grazie a lei se mi sono buttata in un’avventura di cucina dinamica. Abbiamo incontrato un giovane chef minorchino, Daniel Felipe, e noi ci dividiamo tra la sala e la gestione del ristorante che è aperto tutto l’anno perché vogliamo lavorare con la gente di qui e non solo con i turisti».

Cosa hai fatto prima di venire a Minorca, Elena?

«Sono sempre stata una vagabonda. Ho iniziato a lavorare giovanissima nelle Marche. Nel 1998 sono andata a Londra e per cinque anni ho lavorato nella ristorazione. Come cameriera e responsabile di sala in vari ristoranti: italiano, greco, giapponese… Mi piaceva tutto. Ho trovato la praticità e la velocità, Londra è una città rapida che stimola l’elasticità mentale. Ho imparato a parlare spagnolo, francese, inglese. Non parlo il catalano ma lo capisco perché ho lavorato 16 anni in Catalogna. Dopo Londra, per 6 mesi sono stata in un paesino svizzero di 30 abitanti e a fine 2003 sono approdata a Barcellona. Dopo 10 giorni avevo già trovato lavoro come responsabile di sala in un ristorante vicino alla Rambla».

Il curriculum professionale di Elena si arricchisce di numerose esperienze professionali: un anno tra stuzzichini (pinchos), poi in un ristorante francese con menu a base di formaggi, quindi 14 anni tra i sapori mediterranei al Restaurante La Panxa del Bisbe. E ancora, si associa con lo chef Xavi Codina e passa alla Pancholina con il cuoco italiano Matteo Malerba. Intanto, è dal 2010 che frequenta Minorca dove conosce Lola tra gli amici che amano le piadine di “Da Fini Piadina Bistró”.

Quando ti sei trasferita a vivere a Minorca?

«A febbraio 2019 quando Xavi Codina ha deciso di vendere il suo locale di Barcellona. Ritrovo Laura con cui avevamo lavorato insieme a Barcellona a La Panxa del Bisbe. È una cuoca creativa, era la testa dei piatti del Santa Rita e ora del Quitapenas Menorca, chiringuito de campo a Sant Lluis. Quindi, le mie amicizie sono perlopiù a Mahon e perciò ho scelto di vivere in questo lato dell’isola».

Cosa ti piace di Minorca, Elena?

«Tutto! A Barcellona e a Londra lavori e sei sempre di corsa. A Minorca hai il tempo di fare le piccole cose e la gente è rilassata. Amo l’aria che si respira, la pace e la tranquillità minorchine. Mi sono innamorata poco a poco di quest’isola, del suo essere un luogo dove vivere senza stress e con calma. Qui ho scoperto il tempo di vivere!».

Il tempo di vivere? È una grande, grandissima conquista. Non ce ne accorgiamo e trascorriamo anni a correre fino a quando qualcuno o qualcosa ci invita a fermarci. E non sempre si tratta di battute d’arresto indolori. Nel mio caso, una voce interiore mi ha detto: «Perché sei ancora qui? Non hai più nessuna necessità di restare a Milano». L’ho ascoltata e ho trovato il coraggio di cambiare vita. Sono trascorsi quattro anni e sono felice della mia scelta.

Sono ancora più felice quando qualcuno, come Elena e Lola, mi contagia con il proprio entusiasmo. Due italiane in sala e un minorchino nella cucina a vista, un nome divertente – che ora è? -, e la sostenibilità di un progetto goloso e di qualità. A Minorca accadono questi miracoli e hanno (pure) successo.

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