Paola Ferroni si racconta
di Gloria Vanni
Nome: Paola
Cognome: Ferroni
Cosa facevi in Italia: impiegata alla reception del Rimini Verucchio Golf Club
Cosa fai a Minorca: direttore del Golf Son Parc Menorca
È una delle decane italiane a Minorca: a febbraio 2019 ha festeggiato vent’anni. A onor del vero la prima volta di Paola Ferroni sull’isola risale al 1994 quando, ancora studentessa universitaria, inizia a lavorare per un tour operator italiano, fa assistenza clienti, animazione sportiva, spettacoli e… s’innamora di Minorca!
«M’innamoro perché sono giovane, perché c’era vita notturna nella zona del porto a Mahon, per le spiagge e per le feste. Comincio a conoscere gente, vado con le amiche a Ciutadella per San Juan in jeans, Superga, camicia bianca e quando arriviamo ci chiediamo: “Ma dove siamo?”. Siamo tornate a casa con le Superga zozze, le camicie intorno alla vita, in canottiera e ci siamo divertite da pazzi!», ricorda Paola.
Nell’inverno 1995 ritorna per raccogliere materiale per la tesi di laurea in inglese. Il soggetto è Minorca, appunto. Aggiunge: «Atterro a Minorca e ho la sensazione di tornare a casa. Pochi posti me l’hanno data così forte e allora, mi sono detta, qui un giorno vengo a viverci. Da quella frase al fatto compiuto passano solo 4 anni».
Farmacista mancata, Paola va a Barcellona per fare esperienze professionali in ambito turistico. Poi, torna in Italia e inizia a lavorare al golf di Rimini senza sapere nulla di golf. La folgorazione per Minorca continua a crescere in lei e ogni tanto telefona alla direttrice del Golf Son Parc Menorca, l’unico golf di Minorca, per sapere se c’è qualcosa da fare per lei.
Un giorno prende l’aereo, incontra il proprietario inglese del golf e lui le offre una posizione di “tappabuchi“. Così, spiega Paola, l’anno dopo «lavoro in reception e copro i due giorni liberi della signora della reception. Ho un primo contratto di 6 mesi, poi un altro e inizio a occuparmi anche di marketing. Nel 2006 il campo è ampliato con altre 9 buche disegnate dalla Dave Thomas Ltd. e io divento direttore. Dal 2013 la proprietà è spagnola e coordino 11 persone tra reception, caddie master e campo».
Campo da golf e campo pratica e bar sono aperti a tutti e tutto l’anno. In altre parole, si può andare a mangiare, praticare, giocare a golf senza essere soci.
Il Golf Son Parc Menorca è un campo “pay and play”, paghi e giochi.
Paola, qual è la particolarità di questo campo?
«Vogliamo mantenere lo spirito di Minorca dentro il campo da golf, rispettando la natura e la tranquillità che puoi trovare nel resto dell’isola. La buca 12, per esempio, che si trova vicino alla zona dell’Albufera al tramonto, tra luce e vista al Monte Toro, è uno spettacolo davvero speciale: ti regala una immensa sensazione di pace».
Sorride spesso Paola, mescola la “zeta” romagnola all’accento spagnolo e parla sei lingue: inglese, tedesco, spagnolo, minorchino oltre all’italiano. Senza contare il francese che sta perfezionando a Alaior.
Vive a Son Parc, vicino alla spiaggia, in un appartamento vista mare perché «il mare per me è come la montagna: ho bisogno di vederlo! Ho bisogno di spazi naturali e le montagne con la neve mi danno la stessa sensazione del mare aperto e del campo da golf. Sono spazi che aiutano a rilassare la mente e danno tranquillità».
Vive da 10 anni con Carlos, minorchino di San Climent, e un cane di 6 chili abbandonato due volte e raccolto al canile di Ciutadella. Vanno in vacanza tutti insieme, a dicembre e a febbraio, in montagna perché lei ama sciare.
Paola, cosa ti piace di Minorca?
«Mi piace tutto ciò che Minorca è da ottobre a giugno: la tranquillità. Poi, stare a casa con gli amici e anche il modo di vivere senza pregiudizi. In Italia devi essere sempre attento a come ti presenti e a come sei. Qui no: sei libero di essere te stesso. Mi piace il fatto che in estate posso andare a fare un giro in barca, fermarmi in una caletta a fare un bagno “en pel”, come si dice qui, cioè nudi. Poi, amo mangiare e ho cercato di assaggiare tutto ciò che è minorchino. Mia suocera cucina molto bene e quindi tra “Arròs de la Terra”, “Oliagu de Tenedor” e Pastisset dolci non usciresti più da casa!».
E cosa ti manca dell’Italia gastronomica?
«Mi manca la piadina: me la porto dalla Romagna e la congelo. Mi manca la pasta fresca: mi porto la farina per farla a casa. Mi mancano il bombolone riminese con la crema, culatello salame romagnolo, golfetta, mortadella: l’Italia è unica».
Cosa consigli a chi sogna di venire a vivere a Minorca?
«Consiglio di venire in vari mesi dell’anno e di non vendere casa in Italia fino a quando non si è sicuri al 100% della scelta. Se non hai niente, ti butti e, se non va, puoi sempre andare da un’altra parte o ritornare a casa. Questa non è l’isola della palma e della noce di cocco. Puoi fare un altro tipo di vita ma il “chiringuito” in spiaggia non funziona: vivere senza fare nulla qui non è possibile».
Sono d’accordo, Paola. La saluto nel suo paradiso: Son Parc è uno degli angoli di Minorca che più amo.
Si dice che giocare a golf aiuti a riflettere su tanti aspetti della propria vita. Sono figlia e sorella di golfisti, ho giocato da piccola, ho ripreso da grande e mi sono resa conto che palline e bastoni non erano nelle mie corde. Un giorno, forse. Guardo un gruppo di giocatori sul green e penso che Paola ha ragione: il golf di Minorca è un’oasi speciale, un luogo magico dove la felicità si fa sentire poco a poco o “poc a poc”, come si dice qui. A noi la scelta di ascoltare, o non ascoltare, questa poco tangibile e sorprendente felicità.
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