Da sempre battuta dall’inclemenza del tempo Minorca è stata, fino al XX secolo “terra di naufragi”
La scarsa segnaletica marina e l’assente luminosità costiera, hanno fatto sì che i naufragi a Minorca siano stati migliaia.
Il 10 febbraio del 1910 affondò, lungo la costa nord, vicino a Ciutadella, la nave a vapore General Chanzy, che faceva rotta Marsiglia-Algeria con 160 passeggeri. Di questi se ne salvò solo uno. Dopo questa disgrazia si decise di costruire il faro di Punta Nati.
Nel 1929 il Malakoff, facente rotta Madagascar – Marsiglia, naufragò al largo di Ciutadella, quando si scontro contro la scogliera “del Gobernador“, tra le spiagge di Son saura e di Es Talaier, poco distante dal faro di Artrutx. Dei 43 passeggeri se ne salvarono 9
Nel gennaio del 1942 la barca a vapore Lamorcière affondò a circa sei miglia nautiche dal faro di Favaritx, durante la rotta Algeria – Marsiglia: nel disastro morirono 277 persone.
Oltre 700 furono invece i naufragi di pescatori locali, che uscendo a pescare da Fornells si imbattevano nelle pericolose ed imponenti scogliere del Capo di Cavalleria.
Dopo questi numerosi incidenti, l’isola, con il permesso del Governo Centrale e della Marina iniziò la progettazione dell’illuminazione costiera, rappresentata oggi dai suoi solitari ed affascinanti fari: il faro di Isla del Aire (raggiungibile solo via mare ma con estrema precauzione); Favaritx, che orgogliosamente presiede un paesaggio dall’aspetto lunare e dalla scarsa vegetazione; Cavalleria, situato nel punto più a nord dell’intero arcipelago e battuto da temporali di tramontana; Artrutx all’estremo sud-ovest dell’isola, e Punta Nati, che si stagli nel mezzo di un affascinante paesaggio arido.
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I fari di Minorca, tutti ancora funzionanti, non esistendo una strada costiera, non sono aperti al pubblico, ma sono stati realizzati centri (come il Centro de Interpretacción del Cabo de Cavalleria) che raccontano l’affascinante storia di queste sentinelle di mare e dei loro guardiani.
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