Mirko Fini, dalla Romagna a Mahon

di Gloria Vanni

Nome: Mirko

Cognome: Fini

Nato a: Bagnacavallo (Ravenna)

Professione prima di venire a Minorca: esperienze nella ristorazione e nella produzione di pane/piadine industriali

Professione a Minorca: proprietario di Da Fini Piadina Bistró a Mahon

MIRKO FINI

Credo siano davvero pochi i chiostri nel mondo trasformati da luoghi di preghiera e silenzio a mercati dall’atmosfera vivace, ricchi di commerci e voci cosmopolite.

È il caso di El Claustre, il chiostro della chiesa del Carmen di Mahon, costruita tra la metà del Settecento e i primi dell’Ottocento. Dove al numero 2, accanto al negozio di scarpe, c’è Da Fini Bistró, specializzato in piadine, focacce, pizze aperto da Mirko Fini nella primavera 2018.

Ragioniere mancato – sarebbe stato lo studente ideale dell’Istituto Alberghiero ma non era un indirizzo di studi quotato come oggi -, per sua fortuna Mirko ha una zia che lo inizia alla ristorazione e lo fa lavorare come cameriere in sala. Il ragazzo ama mettere le mani in pasta e alla fine della scuola inizia a lavorare in una fabbrica che produce piadine, focacce, tramezzini industriali.

Il tempo corre, Mirko ha 30 anni e nel 2002 la voglia di esplorare altri orizzonti aumenta giorno dopo giorno. Villanova di Bagnocavallo, il suo paesello in provincia di Ravenna (2.500 anime), gli sta sempre più stretto. E arriva il giorno in cui si dice: «Mi devo muovere, voglio andare in una città straniera per imparare un’altra lingua». Barcellona, vicina e in grande auge, diventa la sua meta. Innamorarsi della capitale catalana è immediato, come racconta Mirko:

«Volevo fare un’esperienza di sei mesi e ho deciso di restare per l’atmosfera straordinaria e l’offerta di lavoro. Ho iniziato come cameriere in un ristorante italiano, poi responsabile del ristorante Le tre Venezie, quindi responsabile del ristorante Buddha Bar, locale con zona dinner e disco sullo stile di quello parigino. Ho fatto diverse esperienze professionali che mi hanno consentito di migliorare anche il mio inglese, francese, spagnolo, catalano».

Anche lui parla italiano con l’accento spagnolo. E aggiunge:

«Ho sempre lavorato in sala ma con la passione della cucina perciò curiosavo tra i fornelli, prendevo appunti e a casa rifacevo le ricette. Poi, un amico d’infanzia è venuto a Barcellona e decidiamo di aprire una piadineria. Alla fine non facciamo nulla, lui va a New York, nel frattempo mi ero appassionato di fotografia e decido di iscrivermi a una scuola che iniziava a settembre. Sognavo di aprire un mio locale e continuavo a chiedermi: perché non c’è una piadineria? Ero titubante a fare il salto da solo e poi, improvvisamente, a Barcellona sono iniziate a spuntare piadinerie come funghi. Nel 2017 sono venuto a Minorca a lavorare al BarbaBar a Fornells, mi sono innamorato dell’isola e ho deciso di rimanere per aprire il mio locale».

Cerca prima a Ciutadella, poi l’agenzia gli propone il numero 2 del Mercato del Claustre e qui il sogno di Mirko diventa realtà. Com’è andata, Mirko?

«Non è andata male per un prodotto poco conosciuto come piadina e focaccia, soprattutto tra i minorchini che sono piuttosto chiusi. Mi è servito per capire tante cose. Poi, ho iniziato a inserire melanzane alla parmigiana, lasagne di carne e di verdure, tiramisù. Faccio l’impasto di focacce e piadine, sono specialità artigianali ideali per il “tardeo“, consuetudine spagnola simile all’happy hour italiano. Per alcuni inizia a mezzogiorno e dura fino alle 19, per altri va dalle 18 alle 24. Ho organizzato serate con musica anni Ottanta/Novanta offrendo ciò che resta del giorno da assaggiare in compagnia dell’immancabile “caña”, il bicchiere di birra alla spina. Sto introducendo la pizza al taglio e la “piadiburger”, l’hamburger nella piadina».

Il Da Fini è aperto tutti i giorni in estate, è chiuso domenica e lunedì negli altri mesi: alle 20,30 le botteghe del Claustre tirano giù le serrande e il silenzio torna a regnare nell’antico chiostro nel cuore della capitale di Minorca. E chiude un mese l’anno, febbraio. Mirko aggiunge:

«Ci sono dei professori del Conservatorio – situato al primo piano, ndr -, che alle 15,30 vengono a prendersi il caffè e altri vengono a fare il “berengario”, sorta di spuntino di metà mattina a base di crescione (piadina chiusa) o “tostada con pomodoro” fatto con il pane della focaccia e profumato con olio al basilico. Ho una clientela fissa che mi segue e apprezza la genuinità delle mie proposte».

Da Fini Piadina Bistró

Qual è il tuo sogno, Mirko?

«Il sogno più immediato sarebbe aprire un altro Da Fini a Ciutadella, poi a Barcellona, a Palma… Un progetto che possa ampliarsi e creare una catena di locali. Però, amo la mia libertà e chi lo sa! Sono uno spirito inquieto, non riesco a stare fermo, ho bisogno di muovermi, non metto radici. Non ho bisogno di tanto e mi sto chiedendo se voglio veramente aprire altri locali o no. Sembra che quando le cose iniziano a andare bene vuoi sempre di più, io preferisco una vita tranquilla a una vita stressata. Da Pasqua a ottobre sono aperto tutti i giorni, ho poco tempo libero, mi muovo in moto».

Cosa ti piace di Minorca?

«La tranquillità, la natura, le spiagge, il mare. Appena posso, cammino. Mi piace molto camminare e perlustrare l’isola che non smette di stupirmi».

Cosa non ti piace di Minorca?

«L’umidità. E poi, la lentezza. Qui tu devi andare dietro ai fornitori. All’inizio ero sconcertato dalla lentezza e a volte dalla poca serietà, poi ci fai l’abitudine e bisogna munirsi di pazienza. A fine marzo ho fatto la richiesta della terrazza. Mi hanno risposto: “Lei usi la terrazza ma la concessione arriverà quando arriverà”. Il documento ufficiale è arrivato dopo 6 mesi».

Confermo al 100%. Quando a fine maggio 2017 il Consell Insular de Menorca mi ha dato la Licenza Turistica per fare ospitalità a Casa Bonita mi è stato detto: «Da oggi può iniziare a lavorare. Ci saranno dei controlli. Quando? Oh, possono passare anche cinque anni!». Ovvero quando verrà il momento di rinnovare la Licenza Turistica. E così è.

Cosa dici della gente di Minorca?

«I minorchini non sono facili da conquistare. A Minorca il passaparola è fondamentale. Sono chiusi però quando diventano amici si fanno in quattro e sono amicizie vere».

Cosa consigli a chi pensa a Minorca come possibile luogo di vita e di lavoro?

«Prima di tutto di considerare che l’estate è di due mesi: luglio e agosto. Se si vuole aprire un locale, occorre controllare bene la quantità di sole che riceve: il sole è fondamentale perché condiziona l’afflusso di gente il resto dell’anno. Poi, che l’isola ha un ritmo tutto suo e adeguarsi al “poc a poc” è l’unica soluzione. Il “tutto e subito” qui non esiste. Quindi, fino a dicembre il clima è mite, poi gennaio e febbraio sono piovosi e ventosi e, a seconda degli anni, capita che anche marzo e aprile siano mesi con vento e pioggia. Insomma, non è l’isola dell’eterna primavera e o te ne innamori o vai via».

Grazie Mirko per queste tue pillole di vita, per i consigli pratici e per avere condiviso questa tua esperienza imprenditoriale condita di saggezza autentica, verace, profumata, romagnola. Speciale come la tua piadina!

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