Storie di mare, imbarcazioni (affondate) e fari
Di Chiara Guzzonato
Minorca: isola di spiagge paradisiache, relax in famiglia, percorsi naturalistici… e naufragi.
«Il paesaggio di Minorca, soprattutto nella sua costa nord, sembra essere stato creato per i naufragi» scrive Carlos Garrido nel suo Menorca Mágica.
E in effetti in passato, quando ancora non esistevano i fari di Punta Nati, Cavalleria, Favaritx e Isla del Aire a segnare il confine tra terra e acqua, più di una imbarcazione, tratta in inganno dall’oscurità della notte, affondò.
Il faro di Cavalleria è stato costruito nel 1857, mentre la Isla del Aire, al largo di Mahon, non è stata illuminata fino al 1860.
I fari di Punta Nati e Favaritx dovettero attendere rispettivamente fino al 1913 e al 1922 per vedere la luce, nel vero senso della parola.
Sin dal 1475, racconta Garrido, si hanno notizie di barche perdute nelle acque minorchine: nel 1566 l’imbarcazione San Jaime affondò a Cala Sant Esteve, cercando di entrare al porto di Maó, e trascinando con sé la vita di 18 persone.
Ma è nella zona di Ciutadella che si consumarono le maggiori tragedie in mare. La tempesta veniva annunciata dai tremendi ululati provenienti dal Bufador del Diable di Cala’n Forcat, ben descritti dal ritrattista francese Gaston Vuillier (1846-1915): «le raffiche erano a tratti temibili come un vento in tempesta, a tratti deboli e leggere come il respiro di un agonizzante».
«Il rumore sotterraneo», prosegue Vuillier, «si faceva sempre più intenso e, in alcuni momenti, somigliava a un grido di dolore. Era davvero l’onda che, penetrando tra le feritoie della scogliera, ne colpiva le pareti, producendo quei sordi ruggiti?
Pensavo piuttosto alla leggenda popolare che attribuiva all’alito infernale del Diavolo quel rumore, che terrorizza i bambini e gli uomini di Ciutadella».
In mezzo a una tempesta simile si perse anche l’equipaggio dello yacht Orgia, che nel novembre del 1982 salpò dal porto di Ciutadella per poi perdersi tra le acque agitate senza lasciare traccia.
Il naufragio del General Chanzy
Ma il naufragio più famoso della storia di Minorca, la cui notizia arrivò all’epoca anche oltreoceano e conquistò le pagine del New York Times, fu quello del transatlantico francese General Chanzy, che naufragò nel 1910 a Cabo Bajolì, vicino a Pont d’en Gil: qui venne poi costruito il famoso faro di Punta Nati, che permise di evitare ulteriori tragedie come questa, che diede il macabro nome a una insenatura della zona, Cales Morts (Cala dei morti).
Il transatlantico, che misurava oltre 100 metri e pesava quasi tre tonnellate, era partito il 9 febbraio 1910 da Marsiglia e sarebbe dovuto arrivare ad Algeri: a bordo viaggiavano 69 membri dell’equipaggio e 83 passeggeri.
Visto il mare particolarmente agitato, il capitano decise di allungare la rotta passando per le Baleari, evitando così il Golfo del Leone.
Quello che accadde la notte tra il 9 e il 10 febbraio lo raccontò Marcel Bodez, unico sopravvissuto al naufragio, come riportano le pagine di Menorca Mágica: «Mi svegliai nella notte, pensando che la nave avesse sbattuto contro qualcosa: chiesi alla ciurma cosa fosse successo, mi risposero “nulla”».
In un’omertà alla Titanic, l’equipaggio finse dunque che non fosse successo nulla, ma in breve il pericolo fu chiaro: «Le onde spazzavano la coperta e io, che ero un buon nuotatore, decisi di buttarmi in mare e raggiungere la costa a nuoto. Appena arrivato a terra mi accorsi che il General Chanzy era naufragato». Stremato e disperato, Bodez si rifocillò in una fattoria della zona.
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La scogliera di Punta Nati fu per il General Chanzy come l’iceberg per il Titanic: l’equipaggio se ne accorse troppo tardi, e non poté evitare l’impatto, che fu fatale e tolse la vita a 151 persone. Il destino si accanì sulla compagnia transatlantica francese, che aveva già perso a Mahon nel 1898 un’altra nave della flotta, la Ville de Rome, e il cui sergente Charmoillot Marechal era già naufragato ben due volte nel giro di soli otto anni.
Come spesso accade, ci volle una tragedia per convincere chi di dovere a costruire un faro sul punto maledetto: il faro di Punta Nati venne eretto tre anni dopo il naufragio, e impedì in seguito a molte imbarcazioni di fare la stessa, triste fine del General Chanzy e delle altre navi che si erano inabissate nelle acque di Minorca.