Mauro: 40 anni di Minorca…

La prima visita a Menorca era nel 1984, quindi esattamente 40 anni fa. Menorca era un’ altra cosa rispetto ad oggi.

La dittatura franchista era finita da soli 9 anni nel 1975 e aveva lasciato tutta la Spagna in una situazione di arretratezza culturale, sociale ed economica.

Fra le 3 isole delle Baleari (Formentera a quel tempo era uno scoglio non ancora scoperto dal turismo) Menorca era quella più arretrata.

I vecchi conosciuti negli anni 80 mi dicevano che durante il Franchismo era proibito parlare il minorchino nei luoghi pubblici, negli uffici come nei locali ed era proibito stampare pubblicazioni in lingua minorchina.

In quegli anni non c’ era il bilinguismo: Mao era solo Mahon, Es Migjorn Gran era San Cristobal, etc.

Fra le tre isole Menorca era quella che durante il Franchismo aveva opposto la maggior resistenza al tentativo di sopprimere le culture e le lingue locali in nome della centralità nazionale.

Per questo al nascere del turismo di massa nei primi anni 70 era l’isola sulla quale sono stati indirizzati meno investimenti in infrastrutture rispetto alle due sorelle.

Negli anni 80 Ibiza iniziava ad essere in auge tra i giovani, Mallorca stava conoscendo il turismo di massa mentre Menorca era meta di poco turismo famigliare, soprattutto inglese.

Il traffico era limitato, circolavano poche auto e pochissime rent-a-car.

Ricordo 4 distributori di benzina, uno a Ciutadela, due a Mahon e uno ad Alayor con constanti code di auto in attesa di rifornirsi.

Molti negozi erano nel sottoscala delle case. I minorchini adibivano gli ingressi  delle loro case ad improvvisati negozi nei quali esponevano I prodotti della terra che cercavano di vendere, per lo più verdure e frutta.

I supermercati ancora non c’erano, solo quelli che al tempo si  chiamavano ‘minimarket’, ovvero negozi un po’ più forniti di quelli familiari. Il gestore dell’acqua di Mercadal aveva il suo ufficio nel sottoscala di casa sua.

A Fornells le mogli dei pescatori vendevano il pesce la mattina nel garage di casa, dopo che il marito era tornato dalla pesca.

I minorchini erano dediti soprattutto all’agricoltura e il turismo di massa  stava muovendo i primi passi.

Ovunque si stava iniziando a costruire ma l’anima di Menorca era ancora rurale e le campagne non si erano spopolate ed erano abitate da contadini che vivevano della loro terra.

Con l’amico Carlos, che aveva un negozio di elettrodomestici, andavamo nelle campagne a vendere e installare i  primi generatori di elettricità e i primi frigoriferi. Le maggior parte delle case di campo non avevano nessuno dei due.

Carlos portava ‘il progresso’ e alla fine di ogni lavoro ci ringraziavano mettendo a tavola tutto quello che avevano e che producevano  loro stessi: marmellate, formaggi, salumi e ci invitavano a mangiare e a portare via quello che volevamo. Carlos faceva 3-4 installazioni al giorno che volevano dire 3-4 merende al giorno.

I minorchini avevano le seconde case al mare scavate nelle rocce. A Son Bou o a Macarella andavano la domenica e nelle grotte avevano una cucina con le bombole a gas e un tavolo e qualche branda e passavano lì la domenica. Sulle spiagge c’era qualche chiringuito ma nulla più.

A parte le zone nelle quali  negli anni 70 avevano costruito i primi Hotel e le prime  urbanizzazioni (Cala en Porter, Son Bou, Son Parc, Cala Galdana e pochissime altre) le spiagge erano libere e non regolamentate in nessun modo.

Questa era la Menorca dei miei primi viaggi. Viaggiavamo in autostop (tutti ti prendevano a bordo senza problemi), dormivamo sulle spiagge dove c’erano campeggi improvvisati, di quando in quando la gente ci offriva ristoro e cibo senza chiedere nulla in cambio, le mete degli spostamenti erano decise di giorno in giorno dal passaparola (oggi sostituito dai Social Network): spiagge, feste, ritrovi, etc.

Poteva anche capitare che dopo il ‘baile’ di una Fiesta alle 4 o 5 della mattina le persone che avevi conosciuto la sera stessa ti invitassero a dormire a casa loro senza neppure sapere chi fossi, solo per ospitalità.

Poi piano piano l’isola è cambiata e si è adattata ad un turismo più intenso ed esigente e allo stesso tempo sono cambiati i tempi e siamo cambiati noi. Menorca è ora un’isola organizzata e ricettiva come molte altre nel Mediterraneo ma in qualche modo conserva un’anima intima e raccolta che la rende sempre affascinante ed unica.

Quando impari ad amarla poi ti rimane nel cuore.

Mauro