Mario Cappa, la memoria della corazzata Roma a Minorca

di Gloria Vanni

Nome: Mario

Cognome: Cappa

Nato a: Ostuni (Brindisi)

Professione prima di venire a Minorca: operatore cinematografico al Centro di produzione TV della Rai di Torino

Professione a Minorca: pensionato, volontario e anima italiana all’Isola del Rey

Di fronte a Mario Cappa, classe 1934, non sai da dove cominciare. Perché hai la sensazione che potresti perdere qualcosa. Inizio allora da una comune passione: il mare e la vela. Mario è un velista. Anche oggi che non va più in mare e trascorre ore nella cantina di casa a costruire modelli di antichi velieri, maestose barche con una infinità di cime, vele e dettagli fatti tutti a mano.

Mario è “uno che ama sporcarsi le mani“, come si suol dire. Ha il gusto e la passione del bricolage e realizza cose straordinarie. Per rendersene conto basta andare alla Sala Roma all’Isla del Rey: il modello in scala 1:100 della corazzata Roma nella teca è opera sua.

Abilità che sviluppa da bambino, in Puglia dove, spiega «non c’erano giocattoli e ce li costruivamo con quello che ci regalava il mare». E aggiunge: «Ho fatto di tutto. Dai 14 ai 16 anni il fotografo apprendista: sviluppavo negativi e ho imparato a ritoccare con la matita. A Ostuni ho lavorato con il regista e sceneggiatore Francesco De Feo e ho fatto l’assistente al direttore della fotografia Carlo Bellero. A Torino ho cominciato a fare cinema con pubblicità e documentari. Sono arrivato alla fotografia per passione».

Nato a Ostuni, cresciuto a Torino, nella sua vita ha sempre fatto ciò che più gli piace. Ha studiato un po’ di latino e greco, elettrotecnica e fotografia. È entrato in Marina ma l’ha lasciata per “scarsa attitudine militare”. In altre parole, era poco disciplinato!

Entra in RAI come elettricista ed è uno degli ultimi a usare la cinepresa con pellicola. Quando la pellicola lascia il passo alla tecnologia elettronica per Mario Cappa finisce un’epoca: il 28 ottobre 1988 sceglie la libertà e va in pensione. È padre di due figli, entrambi velisti, che lo hanno reso nonno e bisnonno.

Ad Alghero intanto costruisce la sua barca a vela di 15 metri, un Vagabond. Ad Alghero conosce Valnea Tavolieri, figlia di Eugenio Tavolieri, scomparso negli abissi con la corazzata Roma. Con lei nel 1990 decide di lasciare l’Italia per fare rotta verso le Canarie ma, causa una guarnizione di una pompa di raffreddamento del motore, sono costretti a fermarsi a Mahon per un mese. E s’innamorano della gente di Minorca.

Mario Cappa corazzata roma minorca

Com’era Minorca trent’anni fa?

«Si respirava l’aria di un’Italia meridionale anni Cinquanta e l’atmosfera della civiltà contadina. La gente ti salutava anche se non ti conosceva. Ti facevano entrare in casa quando chiedevi una informazione. Tutto era possibile. Si sentivano cordialità e ospitalità naturali, senza secondi fini. Non mi ha incantato il posto, mi ha conquistato il fattore umano. Abbiamo trascorso tre inverni ad Addaia. A svernare nel porto eravamo in due barche: una inglese e la nostra».

Il tempo passa. Mario e Valnea si rendono conto che la barca inizia a essere impegnativa, la vendono e costruiscono la loro casa ad Addaia. Dal 1992 cominciano a fare ricerche sulla corazzata Roma con il desiderio di scoprire qualcosa sul padre di Valnea. Mario Cappa spiega:

«Mi sono messo in questa avventura per amore suo. Suo padre è uno dei 1.352 dispersi in mare. Nel cimitero di Mahon c’è un mausoleo creato dalla Marina Italiana con sepolti 26 marinai. 622 naufraghi furono accolti all’ospedale militare dell’isola del Rey dove venivano curati anche i civili di Mahon. Nel 2005 un amico tedesco ci ha invitato a una fare una prima visita all’isola del Rey. Luis Alejandre Sintes, minorchino e capo di stato maggiore dell’esercito spagnolo ormai in pensione, con un gruppo di amici ha cominciato a organizzare escursioni all’isola al centro del fiordo di Mahon. L’ex Isola dei conigli si chiama Isola del Rey dal 1284».

Un’isola abbandonata nel 1964 quando l’ospedale militare costruito dagli Inglesi nel 1711, spagnolo dal 1802, chiude perché un nuovo ospedale apre i battenti a Mahon. A un certo punto si dice che sull’isola nascerà un albergo di lusso ma una “consultazione popolare” sancisce che deve rimanere un luogo di tutti.

Nasce l’associazione degli Amici dell’Illa de l’Hospital e poi la fondazione per proseguire nel recupero dell’isola. E dal 2006 iniziano le visite guidate. La Sala Memorial Acorazado Roma raccoglie fotografie, cimeli e storie che vanno oltre i 16 mesi di permanenza dei marinai italiani a Minorca. Sì, perché da quel naufragio sono nati amori, matrimoni, figli, nipoti…

Frammenti e fili che, con certosina pazienza, Mario Cappa ha raccolto e intrecciato per rendere omaggio alla straordinaria accoglienza e ospitalità dei minorchini. E per ricordare chi non c’è più. Il tutto in mostra in due sale al pianterreno dell’antico ospedale. Ma Mario non si accontenta di accompagnare i visitatori la domenica.

«In una sala al primo piano, stiamo creando un Centro d’interpretazione del porto di Mahon, prima pietra di un Museo del Mare di Minorca. Stiamo cercando i pezzi delle barche. Ci sarà una sala con gli attrezzi dei maestri d’ascia», chiosa Mario Cappa e negli occhi leggo curiosità, passione, amore. E voglia di fuga perché un modellino di goletta lo attende.

corazzata roma isla del rey minorca

Un’ultima domanda, Mario: cosa consigli a chi vuole venire a vivere a Minorca?

«L’improvvisazione non paga e dico basta pizzaioli e gelatieri improvvisati! Perché anche se le Baleari sono una delle regioni più ricche della Spagna, non c’è per tutti la possibilità di aprire pizzerie e gelaterie. Se si ha una pensione, allora si può vivere bene. Altrimenti Minorca può essere un luogo dove produrre qualcosa da vendere fuori. Come succedeva in passato, negli anni Ottanta e Novanta quando a Minorca si producevano bigiotteria e calzature. Sai, trent’anni fa eravamo 80 italiani in tutta l’isola, ora siamo circa 2.000».

Grazie Mario! Ricordo ancora quella domenica di gennaio in cui siamo andati ad ascoltare i tuoi racconti all’Isola del Rey. Altri volontari accompagnavano ospiti inglesi, francesi, spagnoli da una sala all’altra. La visita è terminata di fronte a una tavola imbandita di specialità dolci e salate. Un’altra espressione dell’ospitalità minorchina.

Ospitalità straordinaria e insolita in un’epoca dove dovremmo essere appunto più europei. Dove purtroppo la cultura della cordialità è (quasi) scomparsa e accoglienza è una parola desueta.

Dopo molti anni di ricerche, il relitto della corazzata Roma è stato trovato nel giugno 2012 nel Golfo dell’Asinara, a 16 miglia dalla costa e a una profondità di oltre 1000 metri. Grazie a Mario Cappa, la nave ammiraglia della flotta italiana vive a Minorca.

Vuoi saperne di più sulla corazzata Roma a Minorca?

www.menorcamica.org/about-2/la-nostra-storia/

Come e quando raggiungere la Isla del Rey?

www.islahospitalmenorca.org

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