Maël Lucente
Di Gloria Vanni
Nome: Maël
Cognome: Lucente
Nato a: Noyon (Francia)
Professione prima di venire a Minorca: enologo
Professione a Minorca: enologo e responsabile agricolo
Questa intervista è un altro esempio dell’atmosfera internazionale di Minorca. Maël Lucente, infatti, ha il papà italiano, calabrese per la precisione, e la mamma francese. I suoi genitori si sono incontrati in Calabria, hanno vissuto a Roma e poi in Francia, a Montauban, città d’arte e storica a 200 chilometri dall’Atlantico, dal Mediterraneo e dai Pirenei. A casa, racconta, hanno sempre parlato in francese, la sua mamma parla e legge benissimo l’italiano e quindi anche lui, come i suoi fratelli, parla bene l’italiano.
Maël studia farmacia a Genova ma sente che non è la sua strada. Vuole qualcosa di più pratico, ambirebbe a fare ricerca, ama l’aspetto tecniche delle cose. Un giorno, per caso, arriva a un corso di enologia e viticultura. «Ecco cosa voglio fare», e mentre ricorda, la passione per il vino sembra sfuggire al suo controllo di giovane enologo con esperienze nel mondo.
Studia e lavora due anni a Bordeaux, un anno a Digione e poi ancora nel sud-ovest della Francia. Quando si laurea, a 27 anni, vanta già varie esperienze in varie aziende vitivinicole e spiega:
«Mi sono innamorato sempre più del vino. Per me è un prodotto da pranzo della domenica in famiglia, quindi è sinonimo di vita famigliare e di momenti conviviali. È un prodotto della terra legato a clima, sole, vento, pioggia, umidità. Il vino fa sognare, mette allegria, possiede un lato artistico perché l’emozione che trasmette un bicchiere di vino è poesia. È qualcosa di culturale, in Francia come in Italia».
Questo è l’aspetto più romantico dell’enologia e quello meno romantico?
«È un lavoro impegnativo. Nessuno immagina ciò che c’è dietro a una bottiglia di vino. La metà del tempo stai con gli stivali sotto l’acqua o nel fango, fai la potatura della vigna nei mesi freddi dopo la vendemmia. Insomma, è un bell’impegno e richiede tanta energia. Io volevo fare l’enologo libero professionista. Volevo andare in California, in Napa e Sonoma Valley, poi in Sud America dove la vendemmia è a febbraio. La mia idea del vino è artigianale e so fare abbastanza di tutto. Volevo fare esperienze e mi sono messo a cercare aziende famigliari. Sono rimasto negli Stati Uniti sei mesi e per due ho lavorato 90 ore la settimana con una media di 15 ore al giorno. Ho imparato un sacco di cose».
Dagli Stati Uniti alle Baleari passando per il Cile: ci racconti come sei arrivato a Minorca?
«Dopo la California ho cercato lavoro in Cile e ho trovato un’azienda abbastanza piccola impegnata nell’agricoltura biologica e biodinamica. Mi piace l’idea di produrre vini artigianali con il minimo degli interventi, senza tante etichette “eco” e “bio” che spesso sono legate più al marketing che al prodotto stesso.
A maggio 2017 lavoravo nella valle di Colchagua, una delle zone agricole più importanti del Cile e avevo voglia di tornare in Europa. Ho risposto a un annuncio francese dove si cercava un “enologo consulente junior” per 6 mesi. Faccio la prima intervista mentre sono in viaggio in Bolivia.
Mi spiegano il progetto e dopo tre giorni, tra Bolivia e Perù, leggo l’email che mi hanno accettato. Viaggio ancora per due settimane in Perù, atterro in Francia, incontro i proprietari di Les Domaine de Fontenille, firmo il contratto e arrivo a Minorca il 17 luglio 2017».
Les Domaines de Fontenille è una filosofia di viaggio lussuosa, con proprietà in Francia vicine all’Oceano Atlantico, ai vigneti di Aix-en-Provence, alle montagne del Luberon, ai calanchi di Marsiglia. A fine 2016, Guillaume Foucher e Frédéric Biousse hanno acquistato a Minorca le fattorie Santa Ponsa e Torre Vella, situate nel comune di Alaior e a dieci minuti dalla spiaggia di Son Bou. Maël ricorda:
«Quando sono arrivato, mi sono ritrovato di fronte a due case in rovina e 300 ettari di terreno, di cui molto bosco e tante rocce dove non si può fare nulla di agricolo. Io avevo un progetto agricolo e dovevo piantare 30/40 ettari di viti, ulivi e piante aromatiche, melograni e arnie per fare il miele».
Le due case sono state trasformate in agriturismo con 17 camere doppie (Torre Vella) e 22 camere doppie (Santa Ponsa). Con 13 ettari di vigne, 1000 ulivi di varietà Toscana, quattro ettari di piante aromatiche (rosmarino, varietà Verbenone, e elicriso) entrambi per fare olii essenziali, 350 alberi da frutta (4 varietà di arance), limoni, pompelmi, fichi. Aggiungete un orto a terrazze che alimenta il ristorante del Santa Ponsa, una decina di arnie per fare il miele, piscine coperte e scoperte, centro benessere…
Facciamo una sintesi di questa tua esperienza a Minorca?
«Mi trovo molto bene, c’è una grande fiducia reciproca, ho la libertà di potermi esprimere. Faccio cose che non ho mai fatto e questo mi piace perché sono sofferente alla routine quotidiana. È una bella esperienza professionale e umana».
Cosa ti piace di Minorca?
«Non avevo alcuna idea di come fosse l’isola e sono rimasto affascinato dalla sua straordinaria tranquillità. Mi piace il clima: io soffro il grigio e ho bisogno di sole e luce. Non ho mai visto un cielo così blu. Sono anche super amante del mare e qui c’è una infinità di spiagge meravigliose».
Cosa consigli a chi sogna di venire a vivere a Minorca?
«È un posto per chi ama tranquillità, natura, ritmi lenti. È perfetta per me che sono un po’ selvaggio e solitario. Manca forse un po’ di vita culturale, soprattutto in inverno, però siamo a mezz’ora di aereo da Barcellona e dall’Europa. Minorca sta comunque crescendo, sempre più attira gente, anche giovane, e tanti stanno creando cose nuove».
Sono contenta che Minorca abbia proposte di ospitalità dove “l’art de vivre” francese è coniugata a gastronomia, benessere, tradizioni locali. Perché è reciproco arricchimento.
Così Maël Lucente punta su varietà d’uva mediterranee e delle Baleari – Callet, Prensal blanc, Macabeo, Manto negro, Malvasia, Syrah, Monastrell -, e con passione scrive nuove pagine della storia enologica minorchina.
Siamo (solo) all’inizio dell’arte della vinificazione a Minorca. Tra i vigneti si respirano entusiasmo e passione. Mi vengono in mente le parole di William Shakespeare: “il buon vino è un’affettuosa creatura se ben usato”. E così sia.