Giuditta Bussetti, un vulcano di creatività a Ciutadella de Menorca
di Gloria Vanni
Nome: Giuditta
Cognome: Bussetti
Nata a: Gorgonzola (Milano)
Professione prima di venire a Minorca: proprietaria di una impresa di sticker decorativi per bambini
Professione a Minorca: illustratrice, muralista, pittrice, disegnatrice grafica
Ho intervistato Giuditta Bussetti in uno dei miei tour a Ciutadella dove, come una “milanese imbruttita“, riesco a mettere insieme anche quattro, cinque interviste. D’altronde, ci vuole un buon motivo per spostarsi da un capo all’altro di Minorca dalla mattina alla sera. E Giuditta è un’ottima ragione!
Piccola, minuta, con una bella energia, va via dall’Italia a 26 anni dopo avere studiato disegno industriale e comunicazione visiva al Politecnico di Milano. Va a Madrid a fare una scuola di fotografia e la tesi – descrivere attraverso la fotografia il processo creativo di un’artista -, la porta a Minorca.
«Era il 2001, è stata una bellissima esperienza, mi sono innamorata di Minorca anche se ero giovane e la vedevo troppo piccola. Perciò, sono tornata a Madrid dove mi sono sentita accolta. Mi sono sempre sentita più a casa in Spagna che in Italia».
A Madrid lavora per cinque anni con il fotografo spagnolo Fernando Maquieira. Poi, anche la capitale spagnola inizia a essere stretta così si trasferisce a Oporto, in Portogallo. Giuditta aggiunge: «Daniel Gutierrez, il mio compagno di allora, architetto, voleva lavorare con il famoso architetto portoghese Álvaro Siza. Intanto io mi specializzo in fotografia di cibi e vini. Sono stati altri 5 bellissimi anni, Oporto è una città poetica. Per me Spagna e Portogallo sono gli opposti complementari. La Spagna è yang e il Portogallo è ying: gli spagnoli sono propositivi, sociali, fanno, trovano soluzioni concrete, i portoghesi sono melanconici, introspettivi, complicano le cose facili e hanno una poesia che è difficile trovare. Nel quotidiano preferisco vivere in Spagna, al sole, la luna me la cerco da sola, però Porto mi è rimasta nel cuore».
Bella la frase “la luna me la cerco da sola”, vero? Giuditta e Daniel sono senza dubbio due viaggiatori, due spiriti erranti e, dopo la nascita della loro prima figlia nel 2011, decidono di andare a vivere alle pendici delle Alpi francesi, sul lago di Ginevra. Lui trova lavoro nello studio dell’architetto Charles Pictet e lei fa la mamma. Una mamma che non sa stare con le mani in mano, la cui creatività trova espressione nella decorazione per gli spazi dei bimbi. Disegna e produce sticker, apre Bumoon.com, un mondo di colori e disegni per i più piccoli in vendita online. Basta andare su questa bacheca di Pinterest per scoprire di cosa si tratta.
Infatti, racconta Giuditta, «sono andata avanti per cinque anni, vivendo in un zona ibrida tra le due nazioni, Francia e Svizzera. Vivevamo nel bosco, con i cerbiatti e le volpi. Nel 2015 è nato il nostro secondo figlio e così sono volati altri 5 anni nel mondo dell’infanzia e della natura. Bello ma ci siamo sentiti anche molto soli: non era il nostro mondo. Tutto è troppo organizzato, nulla è lasciato al caso, noi siamo mediterranei e nel 2017 siamo venuti a vivere a Minorca perché venivamo qui a fare le vacanze con i bimbi piccoli».
Minorca è una via di mezzo tra Spagna e Portogallo, tra Madrid e Oporto, c’è l’estate e c’è l’inverno, due stagioni diverse, e c’è il contatto con la natura che «per me è fondamentale», precisa Giuditta. Comprano casa a Ciutadella, ristrutturano un rudere fatiscente e l’anno dopo decidono di separarsi, di comune accordo.
«In fondo nulla è cambiato, siamo entrambi felici di vivere qui e abbiamo trovato a Minorca il contesto ideale per crescere i bambini. Io sono rinata, mi sono riscoperta, ho una nuova identità, mi sento padrona di me stessa. Il buono e il bravo venivano dal sacrificio, ora è il piacere e il gusto del vivere. Dani ha un ottimo rapporto con i bimbi. Ho lasciato che fossero gli altri a creare le relazioni, sono molto belli insieme e va bene così. Io ho bisogno di stare anche da sola».
Parliamo del tuo lavoro, Giuditta? Come sei arrivata ai murales, per esempio?
«Con questa crisi di vita e famiglia, ho messo in discussione tutto. Con un secondo figlio ho capito che l’impresa online era troppo impegnativa e ho chiuso. Ho iniziato a fare decorazioni come freelance, i primi progetti in questo campo me li ha commissionati Clara Capó, interiorista in Mediestudi. Poi, è arrivato il Covid, il confinamento e ho perso il lavoro. È stata la mia fortuna perché ho messo da parte i miei doveri e ho iniziato a disegnare la natura. Ho riscoperto la bellezza delle curve. Ho comprato un iPad e all’80% creo e disegno direttamente su questo incredibile strumento. Ho fatto anche un corso di massaggio californiano, disciplina complementare alla Gestalt nata per i reduci del Vietnam che devono ritrovare un contatto umano. Si parte da percezione e ascolto che per me sono importantissimi anche per il mio lavoro. Quando dipingo i muri ascolto musica per isolarmi. Anche se sento musica techno, i miei disegni sono armonici e sono convinta che più siamo aperti, più siamo in evoluzione».
Dove trovi tracce artistiche di Giuditta a Ciutadella? Da Tot Bot, bar pasticceria e da Piq Niq, Restaurante take-away; da Espacio 22, negozio di interior design e architettura, e da Es Bot a Sa Caleta, ristorante famigliare con giochi e piscina per citarne solo alcuni. Non c’è più traccia, invece, dei fiori bianchi e neri su una delle colonne del mercato realizzati per la manifestazione Street Art Ciutadella 2022. Infatti, questo appuntamento estivo ha l’insolita caratteristica che a ottobre tutte le opere devono essere cancellate. Così è da dieci anni. Peccato, penso, ho visto città europee con murales che nel tempo conferiscono valore a piazze, strade, angoli. Se vuoi saperne di più, fai un giro sul sito di Giuditta e ti perderai tra colori e natura, tra forme sinuose e fantasie che corrono tra “disegno grafico” e illustrazioni, pitture e segnaletiche (“rotulaciones” in spagnolo).
Cosa ti piace di Minorca?
«Mi piace il suo essere solare, il suo essere Mediterraneo, il suo essere introspettiva (legame con la terra), la genuinità dei minorchini, le dimensioni delle cittadine. Qui ci sono la solarità e socialità di Madrid e del centro della Spagna, la parte introspettiva dello stare con se stessi (Portogallo) e la natura (Francia). Sto bene nei posti piccoli e troppi input mi mandano in confusione».
Come ti trovi con gli abitanti dell’isola?
«Per me i minorchini sono speciali, conosco bellissime persone. È vero che non è facile entrare nel loro mondo ma a me va bene così. Qui c’è rispetto e hanno accolto gli stranieri con una semplicità d’animo che mi piace molto».
Cosa consigli a chi sogna di venire a vivere a Minorca?
«Di continuare a essere aperti e ricettivi. Se vieni qui, stai cercando qualcosa di diverso. Allora, lasciati pervadere da ciò che incontrerai. Si dice che Minorca è una isola che ti prende o ti manda via: è vero. Se vieni qui con l’idea di replicare la società da cui vieni, ti scontri con la lentezza, la pazienza, le cose che devono andare da sole. Devi cogliere quello che c’è e quanto ti dà l’isola».
Termina qui l’intervista con una donna, professionista e mamma che sono stata molto contenta di conoscere. Forse qualcuno dirà, come è già stato detto: “Uffa, un’altra intervista positiva, di successo a Minorca!”.
A queste considerazioni vorrei rispondere con la sincerità che mi appartiene e ho ritrovato in Giuditta: non c’è nulla di semplice nella vita, neppure a Minorca. Per scrivere storie belle, di successo, occorrono impegno, chiarezza, rispetto, consapevolezza. Aggiungo voglia di superare quei momenti in cui sarebbe più facile darsi per vinti e determinazione nel mettersi in discussione e andare oltre.
Guardo i disegni di Giuditta e mi viene in mente un bellissimo passaggio di Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Caroll. Questo:
Alice: «Per quanto tempo è per sempre?».
Bianconiglio: «A volte, solo un secondo».
Vuoi vedere gli ultimi lavori di Giuditta? Vai al suo profilo Instagram: