Emanuele Mattarucchi
di Gloria Vanni
Nome: Emanuele
Cognome: Mattarucchi
Nato a: Besozzo (Varese)
Professione prima di venire a Minorca: cuoco
Professione a Minorca: artista e guida
Alzi la mano chi non si è sentito un pesce fuor d’acqua in questo (insolito) 2020. E quante altre volte ti è accaduto nella vita? Io varie e, dati i candidi capelli, il numero esatto mi sfugge. Poco importa. Importa invece che a Minorca io abbia conosciuto Emanuele Mattarucchi, per tutti Lele. Classe 1980, dal 2011 vive sull’isola e dedica tempo, passione, creatività e grande abilità manuale ai “pesci fuor d’acqua”, nome di un suo progetto artistico.
Sì, Lele è un artista che crea pesci con materiali di recupero raccolti in spiagge poco frequentate. Il risultato sono sculture tutte diverse e impossibili da replicare: non c’è un pesce uguale all’altro! A questo punto la domanda è perché i pesci? Perché, risponde Lele:
«Mio nonno faceva il pescatore di professione sul lago Maggiore. Non l’ho mai conosciuto però mia nonna mi raccontava di lui e delle sue avventure di pesca. Io me le immaginavo con la sua barca e quando ho compiuto 7/8 anni ho cominciato a pescare: alborella, gobbino (Persico Sole) , scardola, trota, salmerino… e sono sempre un appassionato pescatore. Vado a pescare con la canna dalla riva perché non ho una barca. Per me è una sfida perché è più difficile prendere pesci grandi».
La pazienza, dunque, è una delle sue virtù. Il riserbo è un’altra per cui è difficile strappargli qualche indirizzo di pesca sicura a Minorca. La risposta è generica: da Cala de Sant Esteve a Punta Prima e tutta la costa settentrionale, eccetto i luoghi che fanno parte della riserva marina.
Dietro alla sua pazienza e riservatezza, intravvedo una buona dose di amore per la vita solitaria. Da ragazzino non amava la scuola – «io e lo studio non siamo mai stati amici, ero inquieto e avevo difficoltà ad accettare l’educazione convenzionale», e dai 15 ai 18 anni diventa apprendista elettricista. Immagino la disperazione della sua mamma che di professione faceva… la maestra!
Poi Lele parte per Londra e lavora in un ristorante come aiuto cuoco/sguattero. Racconta: «Dopo 4 mesi è arrivata la cartolina per il servizio militare. Avevo scelto di essere obiettore di coscienza è per circa 10 mesi ho fatto il servizio civile a Besozzo: accompagnavo con l’autobus i bimbi a scuola, fornivo assistenza a persone con mobilità ridotta e agli anziani. Una volta assolto il mio dovere, sono tornato a Londra nel ristorante dove avevo già lavorato. Era il 1999, il Zafferano Restaurant era il miglior ristorante italiano con una stella Michelin e ai nostri tavoli sedevano personaggi famosi come Madonna, Tony Blair, Kate Moss, Nicole Kidman… Io facevo il cuoco e ho imparato a fare di tutto».
La passione per una ragazza spagnola lo porta a Barcellona, Madrid, Malaga, Granada dove continua la sua carriera nella ristorazione e, nel tempo libero, si dedica a inventare marionette e «aggeggi che si muovono da soli. Ho sempre avuto una inquietudine di fondo e quando ero elettricista facevo le mie invenzioni con i fili elettrici. Ho sempre amato lavorare con le mani e realizzavo ciò che mi piaceva senza sapere a cosa volevo dedicarmi».
Nella primavera 2010 arriva per la prima volta a Minorca e…
«In due settimane mi sono sentito come a casa, in famiglia. Quindi, ho deciso di tornare in vacanza in estate e le tre settimane sono diventate tutta l’estate. Sono ritornato a lavorare a Barcellona l’inverno, l’anno successivo sono a Minorca e non sono più andato via. Ho iniziato a lavorare come cuoco al Sant Joan de Binissaida, hotel rurale con ristorante. A me piace il lavoro stagionale: sei super impegnato in estate, poi ti fermi e hai diversi mesi liberi in inverno per fare altre cose.
Ho trovato una casa, ho montato un piccolo laboratorio e qui sono nati i primi pesci. Non avevo mai fatto sculture, mi piacciono i meccanismi, da un movimento circolare puoi fare ciò che vuoi, ho pensato al vento dell’isola per creare degli oggetti in movimento con la forza del vento. Ho fatto un prototipo di pesce e funzionava ma è stato distrutto da una Tramontana con raffiche a 100 chilometri all’ora. Allora l’ho fatto più forte ma non funzionava con vento debole. Non sono riuscito a fare il prototipo perfetto. Ho creato un pesce brutto e poi uno bello. Un amico l’ha visto e mi ha detto «è bello così, mettitici una base e fai una scultura». Mi sono detto ma sì, perché no, sono quattro anni che faccio pesci, al massimo ne posso realizzare 15/20 all’anno».
Pesci che nascono dal recupero di materiali abbandonati, legno in particolare.
Lele precisa: «Porto il legno a casa, lo lascio asciugare e poi inizio a lavorarlo. A volte il legno che trovo è già un pesce, ha già una sua forma. Altre è solo un pezzo di legno che mi piace. Mi piace anche l’ossido: mi sembra il filo conduttore ideale tra legno e mare. I metalli sono ossidati dal mare, i legni sono mangiati dal mare e queste vecchie cose devono essere in sintonia tra loro. Cerco equilibrio e armonia, fermo l’ossidazione e poi lavoro con colori e vernici. Tanti hanno iniziato a dirmi che i pesci sono belli e avrei potuto venderli. Li ho messi in ristoranti e alberghi. Un giorno mi piacerebbe vivere della mia arte ma è un traguardo ancora lontano».
Nel frattempo Lele Mattarucchi fa il cuoco solo per amici e in estate fa la guida turistica dato che parla italiano, inglese, francese, spagnolo.
Cosa ti piace di Minorca?
«La gente è il fattore che mi ha convinto a spostarmi qui: ho amici di tutte le nazionalità, siamo molto legati e ci vediamo spesso. Poi, il mare. La prima volta che sono arrivato a Mahon era mattino presto e in Vespa sono andato a Binidali. Alle 7 ero di fronte alla spiaggia bianca, l’acqua cristallina e mi sono detto: «è meglio del Caribe!». Anche la natura mi piace molto. Ho già fatto due/tre volte il Camí des Cavalls. Con gli amici andiamo a Ciutadella e decidiamo di andare lungo la cosa meridionale o quella settentrionale. In inverno vado a pescare almeno una o due volte la settimana. La vita privata? Top secret! Se viene una famiglia bene, si no me da ugual».
“Me da ugual“, a me non importa. Intanto Lele, guida, pescatore e artista, continua a creare pesci più per passione che per denaro perché ama la ricerca e lo sviluppo. Perché ama creare qualcosa di bello da quanto gli altri scartano e il mare regala con troppa generosità.
Ultima domanda, Lele: da profondo conoscitore di Minorca, cosa consigli a chi sogna di vivere sull’isola?
«Io consiglio di fare questo passo. Poi, è vero che qualunque luogo è buono per viverci se uno sta bene con se stesso e senza dubbio ci sono luoghi migliori di altri. Per me Minorca è un buon luogo per vivere, ha ciò che desidero: natura, mare, ritmi, tempo per sé, qualità di vita».
Aggiungi quei doni inaspettati che trovi in spiaggia dopo le burrasche. Cose che sanno di lontano, legni e elementi che nelle mani di Lele diventano una Serrá imperial, una Xerna, una Merluza balear, una Balena austral, una Llampuga, un Piraña, una Anguila. Dall’alto di un piedistallo ti guardano con fierezza e sembrano invitarti a un immaginario viaggio in un mare di magia e fantasia. A noi lasciarci andare e partire!
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