Gloria Vanni incontra Gloria Vanni
di airolg innav
Nome: Gloria
Cognome: Vanni
Nata: a Genova
Professione prima di venire a Minorca: giornalista
Professione a Minorca: giornalista e proprietaria di Casa Bonita Menorca
Tra pochi giorni, il 17 marzo, sono cinque anni che vivo a Minorca. Il giorno dopo Alessandro Cattelan, star della tv italiana meno convenzionale e da tempo ospite innamorato di Minorca, debutta su Netflix con il suo docu-show dal titolo “Una semplice domanda“. Una domanda solo apparentemente semplice perché è un viaggio tra intrighi e pieghe della felicità.
Non mi è parso vero, Alessandro! Ho colto l’occasione al balzo perché come sai io parlo con le pietre, saluto gli animali e ovviamente le persone che fino a un paio di anni fa baciavo e abbracciavo pure. Ora, da tempo mi chiedo: perché nessuno quasi mai ti domanda: “Sei felice?”.
Forse perché sembra una domanda scomoda, retorica, banale anche se tutti e a qualsiasi età, aspiriamo a quel benessere che quando tocca l’apice si chiama appunto felicità? Non so, io amo andare controcorrente e spesso lo chiedo e me lo chiedo, come dico “buongiorno” agli sconosciuti.
Perciò, in questa “auto intervista” – sì, perché dopo tante interviste ad altri è giunto anche il mio momento! -, partiamo da quella domanda, Alessandro – «Chiedimi se sono felice a Minorca!» -, e finalmente posso rispondere “SÌ”, in maiuscoletto, per sentire questa risposta anche nei giorni in cui la Tramontana urla senza sosta per ore e tinge di blu indaco i cieli dell’isola.
E aggiungo: Minorca aiuta a essere felici se abbiamo voglia di concentrarci sulle cose essenziali della vita. Sono quelle semplici e necessarie per cui, per esempio, sabato pomeriggio a Minorca chiude tutto o quasi (anche in estate) e ci si dedica a famiglia, attività sportive, lavori in casa, preparazioni di pranzi e cene di cui la paella è l’indiscussa regina.
Il filosofo greco Epicuro sottolineava come il tempo trascorso in famiglia e con gli amici fosse un importante piacere psicologico. Quindi, è evidente che se lo struscio pomeridiano e serale, fare shopping sabato e domenica sono per qualcuno fondamentali, allora Minorca non è il luogo dove può trovare la felicità.
Tornando a me, sono arrivata a Minorca con una idea, peraltro già sperimentata a Milano e prima ancora in barca a vela: offrire ospitalità, prendermi cura di chi mi sceglie, fare tutto il possibile per rendere indimenticabile la vacanza di chi entra a casa mia. Insomma, l’ospitalità è il filo conduttore della mia vita.
Sono arrivata con le idee chiare e un bagaglio che contempla anche un bel po’ di esperienze impegnative come una famiglia che si è sgretolata, la perdita del lavoro nel 2008, una malattia vinta al secondo tentativo dopo un primo devastante esperimento. Tutto ha il suo perché. Ho imparato tanto dal dolore che senti salire dentro di te e sai che puoi solo ascoltarlo e lasciarlo uscire.
Ho imparato a accettare la solitudine delle lacrime che vanno e vengono come e quando vogliono. Ho imparato che l’infelicità non è un peccato di cui vergognarsi… che fatica per una solare come!
Ho capito che la felicità implica anche la nostra capacità di comporre, costruire, creare. Così, ho imparato a prendermi cura di me e, allo stesso tempo, ho affinato la mia capacità di prendermi cura degli altri.
Poi, sono stata fortunata: dal primo momento che ho messo piede a Minorca mi sono sentita a casa. In fondo, non ho cercato molto. Sapevo solo che volevo un luogo cosmopolita, con gente che parla lingue diverse, abbastanza vicino all’Italia per raggiungere velocemente la mia famiglia.
A Minorca senti chiacchiere in francese, spagnolo, catalano, inglese, italiano, tedesco (poco) … Minorca è pulita, ordinata, protetta. Sembra una Svizzera nel centro del Mediterraneo con la creatività dei latini che immaginano piste ciclabili a zig-zag come quella appena realizzata per/da l’aeroporto di Mahon-Menorca. Fantastica, spero che rimanga così!
Nel frattempo, ho perso papà e mamma, in Italia mi sono rimasti una figlia e due nipoti, mia sorella, alcuni cugini e amici che ogni anno vengono a Minorca. Ritrovarci per trascorrere insieme del tempo è quella felicità psicologica di cui parlava Epicuro.
Ho immaginato Casa Bonita Menorca e Casa Binimares come luoghi dove sentirsi come a casa, coccolati e curati come sanno farlo gli amici che ti vogliono bene, senza eccessi ma con premura.
Ho scelto di condividere questa avventura con Nino, la persona che meglio mi conosce dato che insieme abbiamo fatto anche una figlia. È stata una scelta coraggiosa, alle spalle avevamo entrambi anni di vita da single. Credo di essere riuscita a convincerlo a fare alcune cose che non sapeva potessero piacergli. Oltre alla lettura, alla scrittura e alla sua passione per la cucina, è sempre pronto alla chiacchiera e a condividere il meglio di Minorca. Ci sosteniamo e supportiamo, ce la caviamo e così sono già trascorsi cinque anni.
A lungo ho pensato di essere solo una penna, una buona giornalista e basta. A Minorca ho scoperto che posso essere anche una imprenditrice sostenibile ma credo sia soprattutto merito dell’isola che ti invita a ragionare e agire nel rispetto dell’ambiente.
Amo fare connessioni, sostengo le principali associazioni impegnate nella protezione dell’isola, cui dedico tempo anche come volontaria, pulendo spiagge, piantando alberi, disboscando terreni… È il mio modo di ringraziare Minorca per avermi accolta. Senza contare che il lavoro manuale è per me un’altra fonte di felicità e non c’è mai fine nel mantenimento di due case con giardino e avvolte 365 giorni l’anno dall’umidità salata. La verità è che faccio cose che mi piacciono.
Siamo giunti alle ultime domande di rito, vero Alessandro?
Di Minorca mi piace tutto e non la cambierei con nessun’altra isola. Mi piacciono i minorchini e il loro essere lontani anni luce dagli stereotipi modaioli. Mi piace vederli apprezzare le novità artistiche come la Galleria Hauser and Wirth all’Isola del Rey e LOÂC a Alaior. Non ho ancora imparato a parlare minorchino però appena posso rispondo con «com va, tot bè, idó, merci, gracies, nos vem…».
Mi piace la natura di un’isola che continua a sorprendermi. Quando posso, vado a camminare con Timo, il mio adorato Border Collie, con cui faccio anche agility al Club Agility Dalt s´Era. Poi, corro al mare, ovvio, e a esplorare questo paradiso di cui ho ancora tantissimo da scoprire, anche se ho assunto quella pigrizia, o abitudine minorchina, per cui bisogna avere seri motivi per andare a Ciutadella che dista solo 52 chilometri da Mahon.
I miei consigli per chi vuole venire a vivere a Minorca?
«Bisogna essere afflitti da lucida pazzia per cambiare vita, sembra un ossimoro ma non lo è tanto più nel caso di un luogo come Minorca. Infatti, è lei che ti chiama, ti sceglie e non è un’isola per tutti. Va conosciuta in ogni stagione perché è diversa. Ho visto andare vie varie persone in questi cinque anni. Occorre portarsi dietro un gruzzolo di soldi e soprattutto tanta, tantissima umiltà, educazione, rispetto. Aggiungete voglia di aprirsi e di mescolarsi alla voglia di ricominciare, agitate bene e aggiungete un pizzico di fortuna. Quindi, poco importa se fino a ieri avevi lo stipendio fisso da ingegnere e ora sforni pane e dolcezze di cui non ci sono più tracce in poche ore.
Per la qualità c’è ancora spazio a Minorca».
Vedi Pigalle, la prima panetteria francese che ha aperto a Mahon e sta andando alla grande. A quando la prima pasticceria italiana, a Mahon ovviamente?
Ancora una cosa, l’ultima, senza pretese di fornire consigli di felicità perché non ne ho. Però ho capito che imparare a vivere con gli altri, ascoltare e confrontarsi è anche un modo per conoscere sé stessi. Perciò, quelle incertezze che ci mettono in discussione e tanto temiamo, in realtà sono delle risorse. Bellissime risorse da non sprecare e forse sono anche possibili vie verso la felicità.
Benvenuti a Minorca!
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P.S. Questa intervista è stata aggiornata a giugno 2024, anno in cui ho deciso nuovamente di cambiare vita e iniziare a vivere davvero più “poc a poc”, seguendo i ritmi più naturali di Minorca. Ci sto provando, davvero!