Carlo Marcandalli
Nome: Carlo
Cognome: Marcandalli
Nato a: Monza
Professione prima di venire a Minorca: perito meccanico
Professione a Minorca: maitre d’hotel
Classe 1975, Carlo, per tutti Carlino (nonostante l’altezza!), arriva a Minorca nella primavera del 2000 con Giacomo Pessina, l’amico del cuore. Vivono nello stesso palazzo a Vimercate e così, come succede tra ragazzi, chiacchierando da un balcone all’altro, un giorno decidono di partire. Giacomo vuole venire a Minorca, Carlo ha voglia di fare esperienze e ricorda:
«Abbiamo iniziato a lavorare al ristorante Porto 225 (l’attuale Porto, ndr) a Mahon. Non parlavo spagnolo, lavavo e asciugavo bicchieri al bar. Ho cominciato a relazionarmi con persone di tutto il mondo e con Giacomo eravamo come fratelli. Sono tornato in Italia, mi sono licenziato e a giugno ero nuovamente a Minorca. Questi vent’anni sono passati in un lampo!».
Com’era Minorca all’inizio del terzo millennio?
«Era un viaggio a ritroso nel tempo. C’erano meno case, c’erano pochi voli e connessioni, non c’erano grandi supermercati, le strade erano più strette e non c’erano piste ciclabili. Era ancora un’isola avvolta dall’atmosfera di paese di campagna. Però, da aprile a ottobre, la sera, i bar erano pieni di gente. C’erano più locali notturni nel porto di Mahon, lungo il Mol del Ponent, e vari ciringuiti dove si mangiava e ballava fino a notte inoltrata. Anche a Son Bou c’erano varie casette in legno dove “tapear“, andare di tapas. C’erano tantissimi inglesi. Poi, dal 2004 Minorca ha iniziato a cambiare per diventare, poco a poco, quella di oggi».
A onor del vero faccio un po’ fatica a immaginare quella Minorca. L’ho sfiorata nel 1988 in una vacanza in barca a vela e, dopo quasi trent’anni, l’ho ritrovata com’è ora, con Lidl e Decathlon al Poligono Industriale di Mahon (POIMA). Carlo aggiunge:
«Si lavorava tanto, senza giorni liberi in tutta la stagione che andava da febbraio a ottobre. Da giugno a settembre iniziavi a lavorare alle 16 e non smettevi prima dell’una, le due di notte. Dopo quattro anni non conoscevo l’isola: lavoravo sempre! Con Giacomo siamo andati a lavorare al Biniarroca (hotel rurale vicino a Casa Bonita, ndr) e fino al 2009 ho fatto un po’ di tutto: factotum, cameriere, responsabile manutenzione dell’hotel. Poi, avevo voglia di cambiare e sono tornato al Porto per due anni come responsabile del ristorante. Quindi, nel 2011 ho deciso che era il momento di fare esperienze in hotel. L’unico che mi allettava era l’Insotel Prestige & Spa di Punta Prima, 5 stelle vicino a casa. Ho portato il curriculum e ho iniziato tutto da capo, come aiuto cameriere, perché non c’era bisogno di una figura con la mia esperienza».
Ecco un piccolo, grande segreto, non solo a Minorca: avere l’umiltà e il coraggio di ricominciare, senza rimanere attaccati ai propri traguardi. Ogni passaggio, infatti, è un frammento che fa parte di quella storia che si chiama vita e accogliere il cambiamento è una dote. Carlo ha questo dono, lo senti mescolato a semplicità. Lo percepisci andando oltre la sua timidezza.
Da aiuto cameriere a maitre d’hotel, figura chiave per il funzionamento di un ristorante: com’è avvenuto questo cambiamento e in quanto tempo?
«In pochi mesi. A fine stagione, infatti, il direttore mi propone la posizione di maitre o direttore di sala. E da allora gestisco 4 bar e ristoranti. Dipendo dal direttore del Food & Beverage e sono il tramite tra cliente e direzione. Tra Resort e Prestige alloggiamo 2400 persone: è una piccola città dove prepariamo prima colazione, pranzo e cena da metà aprile a metà novembre».
Che tipo di contratto hai e quante ore lavori?
«Ho un contratto a tempo indeterminato “fisso e discontinuo”, come si usa a Minorca. Poi, non si dice quante ore lavoro perché sono tante ma ho una posizione di responsabilità quindi sono presente finché è necessario. In stagione dormo anche in hotel: vado a lavorare in cinque minuti ed è bellissimo!».
Carlo ha casa a Binibeca, da 12 anni vive con Zoe, compagna inglese. Non hanno figli, condividono la passione per i gatti e nella loro casa a Binisafua Playa si prendono cura di una ventina di mici, tra i loro e quelli di passaggio. E se incontri un gatto randagio con un orecchio leggermente tagliato – non ne ho mai visti in tre anni a Minorca! -, significa che è sterilizzato.
Cosa fai nei mesi in cui non lavori?
«Faccio quello che non riesco a fare quando lavoro. Viaggio tra Spagna e Italia, Stati Uniti e Caraibi. Se sto a Minorca vado sott’acqua e faccio passeggiate».
Vent’anni a Minorca: cosa significa quest’isola per te?
«Minorca è casa, è dove ho comprato la mia prima casa. Se però penso a casa è dove sono nato e quindi è Vimercate. Minorca è un luogo sicuro in cui vivere. È protezione e tranquillità. È la straordinaria bellezza della natura, è mare. La mia spiaggia del cuore è Sa Mesquida anche se sono più da roccia che da spiaggia e faccio apnea vicino a casa».
Cosa consigli a chi sogna di trasferirsi a vivere a Minorca?
«Prima di lasciare tutto, consiglio di venire a perlustrare l’isola, prendendo una casa in affitto per qualche mese. Non è importante il lavoro che fai ma il diverso modello di vita che ti aspetta. Il lavoro stagionale ti consente di avere più tempo per te stesso e per vivere le meraviglie di Minorca. Prima di tutto occorre trovare casa, poi sapere parlare le lingue: più ne parli meglio è. Avere una professione è un plus: il mondo è cambiato è occorre avere una professione. Il lavoro te lo conquisti con il sacrificio. Con Gianni e Lina, Giacomo e Francesco siamo una famiglia. Ci aiutiamo e sappiamo che non siamo soli qui. Li hai intervistati tutti, vero?».
«No, mancano Francesco e Nicoletta, rispettivamente fratello e compagna di Giacomo… Chissà se riesco a completare la comunità di Vimercate!».
Intanto mi sembra un buon auspicio avere cominciato il nuovo decennio con l’intervista di Carlo Marcandalli che quest’anno supera il giro di boa dei 20 anni a Minorca. Un’isola con i pregi e i difetti delle isole e di questo è fondamentale esserne consapevoli. Io volevo un’isola quando ho scelto di cambiare vita. Un’isola speciale che sa farsi amare con straordinaria intensità. Un’isola dove il tempo anche se è sembra avere poco significato vola: 20 anni volano anche a Minorca. Buon vento a tutti!