Susanna e Fabio: aprire un locare al porto di Mahon
di Gloria Vanni
Nome: Susanna e Fabio
Cognome: Corti e Piovano
Nati a: Erba (Como) lei, Moncalieri (Torino) lui
Professione prima di venire a Minorca: istruttrice di nuoto lei, assicuratore lui
Professione a Minorca: proprietari del ristorante Amarre.
«Vai al ristorante di mia sorella al porto», mi invita Stefano Corti. È così che percepisco il collante della famiglia Corti: l’amore che tutti sogniamo.
È così che scopro l’Amarre che significa “ormeggio” in spagnolo. Sono passata più volte davanti al piccolo locale di colore rosso e dall’aspetto di bistrot francese al numero 245 del Molo di Levante. Non sapevo che avesse un cuore tricolore da marzo 2015.
Un ristorante europeo a Mahon con un menu che inizia con assaggi casalinghi o spuntini d’ispirazione spagnola (tapas caseras) come “patatas bravas” con maionese alle erbe e salsa brava; pane con pomodoro, formaggio di capra caldo e miele; finger food di pollo impanati e serviti con salsa agrodolce; gamberi con bacon croccante appoggiati su crema di ceci.
Cui seguono una decina di ricette mediterranee tra pasta – orecchiette al pomodoro fresco, stracciatella e riduzione di basilico -, pesce (carpaccio di baccalà con pomodorini confit e olive taggiasche; cubotti di salmone scottato con guacamole e salsa yogurt), carne (battuta al coltello di carne di manzo con nocciole e crema al tuorlo d’uovo; hamburger accompagnata da formaggio di Mahon, sobrasada e marmellata di cipolle rosse), e tre insalate. La più particolare? Quella con gamberi, mango, nocciole e sottofondo di vinaigrette alla senape.
Acquolina in bocca? Tenetevi dello spazio per i dolci: il semifreddo al torrone con cioccolato nero fuso è una meravigliosa, imperdibile tentazione!
Fabio, chef dell’Amarre, mi racconta: «Il torrone è italiano e chiedo a chiunque vada in Italia di portarmene un po’!». Ha sempre avuto la passione per la cucina, la ristorazione è un affare di famiglia: la sua mamma è la sua maestra.
Con Susanna, per tutti Susy, si conoscono da ragazzi: si incontrano al mare, in Liguria, e si frequentano una estate dopo l’altra. Nel 2012 Susy viene a Minorca per aiutare suo fratello Stefano a realizzare il sogno di aprire una gelateria. Fabio la segue da lontano per un po’, poi anche lui sceglie di fare il passo e di rimettersi in gioco a Mahon.
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«Il nostro sogno era un locale piccolo, a dimensione di coppia. Abbiamo trovato l’Amarre che si chiamava già così e abbiamo comprato la licenza dalla precedente proprietaria, una signora francese», raccontano all’unisono.
C’è una intesa tra Fabio e Susy, entrambi trentenni, che fa invidia. Lei in sala e ai tavoli, lui nella cucina formato mignon, contano su due aiuti in estate quando sono aperti dalle 8 alle 24 circa, 7 giorni su 7. Ovvero per colazione, pranzo, aperitivo, cena.
La loro cucina mediterranea e casalinga piace. Piace agli ospiti di passaggio. Piace a chi arriva in barca. Piace agli abitanti di Minorca che amano farsi tentare da colazioni con dolci fatti in casa, sorseggiando caffè, ammirando uno scorcio del loro fiordo, il secondo al mondo dopo Pearl Harbour, e spendendo tra i 3 e i 5 euro.
Cosa vi piace di Minorca?
«Quest’isola ha tante piccole cose che sommate l’una all’altra diventano una qualità di vita straordinaria. Non ci sono stress, inquinamento acustico e atmosferico, cieli perennemente grigi e ritmi frenetici», precisa Fabio.
«Se vogliamo trovare il pelo nell’uovo è che in estate lavoriamo tanto e non ce la godiamo. E d’inverno torniamo in Italia per almeno due mesi o facciamo un viaggio», aggiunge Susy.
Avete scelto di vivere e lavorare a Mahon perché…
«Perché c’è mio fratello Stefano, la sua famiglia e tanti amici», dice Susy mentre scrive il menu del giorno sulla lavagna. Il tempo stringe, i tavoli si riempiono, ultima domanda e risposta.
Consigli per chi pensa di venire a Minorca?
«Qui si vive meglio che in Italia ma, come tutto, ci sono i pro e i contro. Minorca non è un paradiso, la stagione è corta: in teoria da aprile a ottobre, in realtà giugno, luglio, agosto, settembre. Le spese, però, ci sono tutto l’anno. A Minorca si vive bene ma non si diventa ricchi. Bisogna darsi del tempo per capire l’isola. Occorre tempo anche per dare e ricevere confidenza».
Tempo. Unità di misura che a Minorca è scandita dalla natura e da un ritmo che, come ho già scritto, suona “poc a poc“, quel poco a poco che non conosce la fretta. Se sai coglierne il senso, è fatta: qui stai bene. Susanna, per tutti Susy, e Fabio ci aggiungono sensibilità, cortesia, dolcezza, fantasia. E rispondono a (quasi) tutte le recensioni su TripAdvisor dove le cinque palline, eccellente, si susseguono le une alle altre. Buen sitio, buena comida, buen precio… Amarre? Un piccolo, incantevole ormeggio!
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